Professione e Mercato

Addio a Frigo, padre del giusto processo

di Patrizia Maciocchi

Con la morte di Giuseppe Frigo, scomparso domenica scorsa a 84 anni, l’Italia perde un grande giurista. Il noto penalista è stato giudice della Corte costituzionale dal 2008 al 2016. Un incarico che ha dovuto lasciare nel 2016 per motivi di salute. Bresciano, classe 1935, laureato in giurisprudenza con lode nel 1957, Giuseppe Frigo è stato professore di diritto processuale penale comparato ed europeo presso la facoltà di giurisprudenza alla Statale di Brescia. Credeva nel giusto processo, tanto da mettere anche la sua firma sulla riforma. Nel suo lungo curriculum di giurista c’è la presidenza dell’Unione delle camere penali: ruolo che, ha ricoperto con passione dal settembre del 1998 al settembre del 2002.

Come consulente del ministero della Giustizia ha collaborato nella stesura di più testi normativi: dall’esercizio dell’azione civile nel processo penale alle investigazioni difensive dall’udienza preliminare, al recupero dell’oralità nel dibattimento.

Per anni è stato collaboratore del Sole 24 Ore e di Guida al Diritto, con un esordio legato alla nascita del nuovo Codice di procedura penale e all’impegno del giornale per una riforma considerata di straordinaria importanza per l’amministrazione della giustizia in un paese democratico: un rito penale (almeno tendenzialmente) accusatorio, al posto di un codice inquisitorio pieno di strappi e rattoppi recati dalle sentenze della Consulta per evitare un codice processuale incostituzionale, senza però poterne modificare l’impianto. E il Sole 24 Ore decise di pubblicare immediatamente, con i tempi del quotidiano, il nuovo Codice commentato e annotato. Fra i componenti della commissione ministeriale presieduta dall’avvocato e professore Gian Domenico Pisapia, Giuseppe Frigo era l’unico avvocato “e basta”. Ma Giuseppe Frigo è stato per la giustizia italiana questo e molto di più.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©