Penale

La pirateria digitale costa all’economia 4 miliardi al giorno

di Alessandro Galimberti

Il cyber crime non è più solo una questione di numeri, sempre più impressionanti, ma è ormai una minaccia potente al sistema economico del paese. La crisi pandemica tra l’altro ha fatto da detonatore, spostando molte attività su una rete dove l’orizzonte della sicurezza pare semmai allontanarsi. Se ne è discusso ieri mattina al panel dedicato del Salone della giustizia di Roma, dove il direttore della Polizia postale Nunzia Ciardi ha aggiornato il report sui danni del crimine informatico in Italia. Nei mesi di lockdown il fishing strutturato su parole chiave è aumentato del 600% rispetto all’anno precedente (un esempio: mail con allegati file di farmaci “efficaci” o cartine della pandemia, file installatori di virus malevoli), sono stati registrati 1.600 domini con termini legati al Covid (quasi tutte esche) e si è impennata la curva delle estorsioni ad aziende, precedute da incursioni informatiche e relativi blocchi (o peggio, duplicazioni) di sistema; 28 grandi imprese, multinazionali comprese, sono rimaste vittima di frodi informatiche per 25 milioni di euro, sebbene gran parte di questi atti di pirateria organizzata restino ignoti per ritrosia delle vittime a denunciare (perdita di reputazione o di posizioni di mercato, etc). Ancora, le mail aziendali malevoli clonate - per esempio il Ceo che apparentemente ordina pagamenti all’amministrazione - sono aumentate in pochi mesi del 378 per cento.

Sia chiaro, quello del cyber crime è un problema mondiale, attacca tutte le economie, ma i rischi peggiori sono per quelle più mature anche perchè l’applicazione dell’intelligenza artificiale rende molto più difficile la stessa prevenzione: oggi l’AI studia la preda prima di aggredirla, sia un telefonino o un sistema aziendale complesso (p es bancario), così da dissimularsi dentro attività di routine o dinamiche di rapporti tra macchine o persone senza farsi distinguere nè riconoscere. L’ambasciatrice della Gran Bretagna in Italia, Jill Morris, ha sottolineato che il cyber crime costa all’economia mondiale 3 milioni di dollari al minuto, cioè 4,32 miliardi al giorno, più di 1.500 miliardi di $ ogni anno, e che oltre Manica più della metà delle aziende ha segnalato almeno un attacco digitale. Non a caso il governo di Sua Maestà ha investito 2 miliardi di sterline nella National security strategy coinvolgendo tutte le forze di polizia, anche regionali e distrettuali. Se questo è il versante, inevitabile, della prevenzione, resta il fatto che la mole enorme di denaro movimentata coinvolge a valle “adeguate” strutture di riciclaggio, contro le quali devono essere messi in campo mezzi investigativi più tradizionali.

E trattandosi di criminalità economica, era in fondo inevitabile che la crisi pandemica attirasse sulla sanità grandi risorse di pirateria: il direttore della Polpostale ha rivelato che dalla scorsa primavera sono stati 45 i gravi ma per fortuna solo tentati attacchi al sistema sanitario nel suo complesso, blitz sventati dalla professionalità di security aziendali e di pool di investigatori. Ma c’è un problema: il mondo del cybercrimine ha risorse infinite che continua a reinvestire nella (contro)ricerca.

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