Penale

Intercettazioni, il no all'uso per reato non connesso vale anche nel giudizio abbreviato

di Patrizia Maciocchi

Il divieto di utilizzare i risultati delle intercettazioni relativi a reati non connessi con quelli per i quali le captazioni sono state disposte vale anche nel caso in cui il difensore scelga il giudizio abbreviato. La corte di cassazione, con la sentenza 11745, accoglie il ricorso contro la Condanna della corte d'Appello, che in linea con la sentenza del Gup, aveva affermato la responsabilità della ricorrente per il reato continuato di falso ideologico in atto pubblico e fraudolenta predisposizione di documenti relativi ad un incidente. L'accusa mossa alla ricorrente era di aver agito in concorso anche con Silvana Saguto l'ex presidente della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Palermo. E proprio nei confronti di quest'ultima le intercettazioni venivano disposte ed eseguite, in relazione alle accuse di essere a capo di un sistema illegale nella gestione dei beni sequestrati alla mafia. Reati non connessi dunque con quali per i quali si procedeva contro la ricorrente. Per la Cassazione il ricorso è fondato alla luce della sentenza delle Sezioni unite (51/2029) che ha affermato che il divieto previsto in line a generale dall'articolo 270 del Codice di rito penale non scatta, oltre che nei casi in cui i risultati siano indispensabili per accertare reati per i quali è previsto l'arresto in flagranza, sono per i reati connessi con quelli oggetto dell'iniziale autorizzazione. Né, chiarisce la Suprema corte, la causa di inutilizzabilità si può considerare sanata dalla scelta difensiva del giudizio abbreviato. Un rito alternativo nel quale restano deducibili le inutilizzabilità definibili “patologiche”, e dunque derivanti dall'assunzione di atti probatori in contrasto con specifici divieti normativi.

Corte di cassazione – Sezione V – Sentenza 9 aprile 2020 n.11745

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