Professione e Mercato

Gatta: «esame avvocati, all’appello mancano 100 commissioni»

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di Giovanni Negri

Ora è corsa contro il tempo. Perché, come spiega Gian Luigi Gatta, docente di Diritto penale alla Statale di Milano e consigliere della ministra Marta Cartabia con competenza sulle libere professioni, dopo che il consiglio dei ministri ha approvato il decreto legge per rendere possibile lo svolgimento dell’esame forense ora la macchina organizzativa deve partire rapidamente.

Professor Gatta, uno degli ostacoli principali è sicuramente l’individuazione dei commissari per rendere possibile lo svolgimento delle due prove orali. Come vi state muovendo?

Secondo le nostre stime serviranno 250 commissioni. All’appello ne mancano un centinaio perché, per effetto della novità introdotta con il decreto che rende possibile la costituzione di commissioni con tre componenti e non più cinque, siamo arrivati a poter disporre di circa 150. Va poi tenuto conto dell’apertura ai ricercatori a tempo determinato nelle materie giuridiche, con un bacino di riferimento di 270, e ai magistrati militari, per la prima volta. Gli interpelli partiranno subito.

C’è poi un minimo di incentivo economico.

Sì, con la previsione di un gettone straordinario di 70 euro a seduta speriamo di avere messo in campo anche un minimo di risorse economiche, rese disponibili dal risparmio fatto non dovendo più procedere all’affitto delle sedi per la prova scritta.

Tra le obiezioni avanzate dal Cnf c’è quella di una possibile disparità di trattamento per effetto dell’impossibilità di redazione dei quesiti per la nuova prova orale in sede centrale.

È una perplessità con la quale ci siamo confrontati in sede di redazione del decreto. Ha senza dubbio un fondamento, ma sarebbe stato molto complesso prevedere una redazione dei quesiti in sede ministeriale, soprattutto se l’intenzione è quella di non “svilire” la selezione con un numero troppo esiguo. Di contro se i quesiti, come giusto, devono essere molti, la loro stesura è di fatto impossibile nel breve tempo a disposizione. È però possibile valorizzare, in questo senso sfruttando anche le opportunità del collegamento digitale, il confronto tra commissione centrale e sottocommissioni per la messa a punto di linee guida.

Può chiarire meglio il contenuto di quest’ultima che costituisce senza dubbio l’innovazione più significativa?

Si tratta di saggiare la capacità di inquadrare i nodi problematici di un caso: le norme applicabili e la giurisprudenza rilevante. Si tratta di simulare una situazione che fa parte della vita quotidiana di un avvocato: fornire un parere all’impronta, dopo una rapida consultazione di un codice, il proprio strumento di lavoro. Se dovessi mutuare un’indicazione dalla mia esperienza di penalista, direi che si tratta di una prova per certi versi analoga a quella cui viene messo di fronte l’avvocato alle prese con la difesa d’ufficio, che si trova ad affrontare un fascicolo, un caso, di cui nulla sa in precedenza, ma che deve dimostrare di sapere affrontare con nozioni di diritto e riferimenti alla giurisprudenza. Il taglio sarà soprattutto pratico e darei importanza alla prima mezzora, con la possibilità di prendere appunti e utilizzare i Codici.

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