Amministrativo

Il Consiglio di Stato apre le porte dei musei ai direttori stranieri

di Antonello Cherchi

L’adunanza plenaria del Consiglio di Stato scrive la parola “fine” sulla questione dei direttori stranieri nei musei. La sentenza depositata ieri (la n. 9/2018) ha, infatti, riconosciuto la correttezza dell’operato del ministero dei Beni culturali nel selezionare anche all’estero i responsabili dei luoghi d’arte dotati di speciale autonomia. Dunque, la riforma voluta dal precedente ministro dei Beni culturali Franceschini è salva e Peter Assmann, il direttore austriaco di Palazzo Ducale a Mantova, può rimanere al suo posto. E come lui gli altri sei colleghi stranieri.

I rilievi della sesta sezione del Consiglio di Stato circa la nomina di Assmann non hanno avuto seguito. A febbraio i giudici avevano sostenuto che l’affidamento a stranieri di posti di vertice nella pubblica amministrazione fosse in contrasto con la normativa nazionale (il Dpcm 174 del 1994). Tesi di segno contrario a quanto sostenuto a luglio 2017 da una sentenza sempre della sesta sezione, che aveva invece aperto agli stranieri.

Da qui la chiamata in causa dell’adunanza plenaria, la quale ha privilegiato la normativa comunitaria in materia di libera circolazione, sostenendo che laddove le disposizioni nazionali «impediscono in modo assoluto la possibilità di attribuire posti di livello dirigenziale nelle amministrazioni dello Stato a cittadini di altri Stati» Ue, devono essere disapplicate. La palla passa, dunque, al Governo.

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