Professione e Mercato

Antitrust contro l’equo compenso

di Federica Micardi

L’Antitrust boccia l’equo compenso per i professionisti. La norma è contenuta nel Dl fiscale, all’articolo 19 bis, che inizialmente prevedeva un equo compenso per la professione forense poi allargato, con un emendamento, a tutte le professioni ordinistiche e non.

La posizione dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm) è stata pubblicata ieri all’interno del Bollettino n. 45. Con questa disposizione, si legge nel bollettino «viene sottratta alla libera contrattazione tra le parti la determinazione del compenso dei professionisti (ancorché solo con riferimento a determinate categorie di clienti)». Una presa di posizione che non stupisce; l’Agcm più volte si è espressa contro le tariffe prima e i parametri poi; una posizione nota al Governo, riportata anche nelle schede di lettura al Dl fiscale.

Da segnalare comunque che questa censura è arrivata un po’ in ritardo rispetto al dibattito, il testo del Dl fiscale - ora in Commissione bilancio alla Camera - probabilmente sarà votato senza modifiche per evitare un allungamento dei tempi.

Dal Comitato unitario delle professioni (Cup) nessun particolare commento, piuttosto una domanda: «Come mai l’Antitrust non è intervenuto per censurare i bandi degli enti locali che prevedono compensi nulli per i professionisti? Non si tratta di una distorsione del mercato?». Evidentemente non per l’Agcm che nel prendere posizione in merito a un certo punto scrive: «È dunque preclusa alla pubblica amministrazione la possibilità di accettare prestazioni con compensi inferiori a quelli fissati nei decreti ministeriali».

Guardando al testo dell’equo compenso, di fatto, la stretta riguarda soprattutto la Pa e poi banche, assicurazioni e le poche grandi imprese che sono in Italia, le Pmi infatti sono escluse. Va anche aggiunto che il Jobs act degli autonomi, legge 81/2017, introduce una tutela contro l’abuso da dipendenza economica, e quindi il concetto di “equità” in parte è giù una norma dello Stato. E proprio al Jobs act degli autonomi bisogna guardare per tutelare i professionisti secondo il segretario generale dell’Anf, Associazione nazionale forense Luigi Pansini, che aggiunge: «la vicenda sull’equo compenso sconfina nel surreale, stupisce che non si fosse considerato il parere dell’Autorità, perché era facile prevederne l’intervento».

Il problema dell’equo compenso è sentito dai professionisti, le cui entrate negli anni della crisi sono molto calate, ne ha già portato molti in piazza il 13 maggio scorso e una seconda manifestazione è stata organizzata per il 30 novembre sempre a Roma dal Cup e dalla Rete delle professioni tecniche; l’appuntamento, a cui hanno aderito numerosi politici, è al Teatro Brancaccio dalle 9.30 alle 13.

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