Comunitario e Internazionale

Manager con accesso ai fondi pubblici, no ai dati sensibili in rete

di Patrizia Maciocchi

Il contrasto alla corruzione non giustifica la divulgazione online dei dati contenuti nella dichiarazione di interessi privati dei direttori degli enti che ricevono fondi pubblici. Informazioni che contengono anche i nomi di familiari e amici che svolgono attività in possibile conflitto.

Il rispetto del principio di trasparenza nell’esercizio delle funzioni pubbliche va, infatti, conciliato con i diritti fondamentali interessati dalla misura. E, in particolre, con il rispetto alla vita privata e familiare, trovando un giusto equilibrio tra il fine di interesse generale e i diritti fondamentali. Con la sentenza C-184/20 , la Corte di giustizia dell’Unione europea boccia la legge lituana. Una norma che prevede la pubblicazione in rete della dichiarazione di interessi privati che qualsiasi direttore di un ente percettore di fondi pubblici è tenuto a presentare. Il contrasto con il diritto dell’unione c’è quando, come nel caso esaminato, la pubblicazione riguarda «dati e nominativi, relativi al coniuge, convivente o partner nonché ai parenti o conoscenti del dichiarante che possono dar luogo a un conflitto di interessi, nonché qualsiasi operazione conclusa nel corso degli ultimi dodici mesi il cui valore ecceda 3 mila euro». Per la Corte Ue, un’ingerenza grave nel diritto fondamentale al rispetto della vita privata e alla protezione dei dati personali degli interessati.

Pur ribadendo l’importanza centrale della lotta alla corruzione, i giudici considerano non bilanciati gli interessi in gioco, considerando anche la natura sensibile dei dati trattati. Ancora una valutazione da fare riguarda il fatto che l’interesse generale alla pubblicazione di dati personali può variare a seconda dell’importanza delle funzioni esercitate dal dichiarante. In particolare pesano la posizione gerarchica, la portata delle competenze di amministrazione pubblica e i poteri di cui dispone in materia di impegno e di gestione di fondi pubblici. Un interesse generale che non può dirsi tanto consistente da giustificare il sacrificio di dati sensibili, come quelli relativi anche alla salute o all’orientamento sessuale, se a finire in rete sono i dati personali di un qualsiasi direttore di un ente percettore di fondi pubblici, come avvenuto nel caso specifico.

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