Penale

Le ombre del Codice antimafia secondo i commercialisti

di Patrizia Maciocchi

Un amministratore giudiziario penalizzato e costretto a gestire i beni senza rete di protezione. È solo una delle ombre che il Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili, vede nella riforma del Codice antimafia. Secondo i consiglieri nazionali delegati alle funzioni giudiziarie Valeria Giancola e Giuseppe Tedesco, nell’approvare una norma importante per il nostro Paese la fretta è stata cattiva consigliera. Invece di cogliere l’occasione per migliorare l’impianto si è scelta una logica punitiva nei confronti dell’amministratore giudiziario «che - si legge nella nota - nell’ambito del ridotto numero di incarichi, sarà chiamato a gestire i beni in assenza di “reti di protezione” e con un bagaglio normativo privo di strumenti gestionali efficaci».

Pur convinti che l’aggressione al patrimonio sia più efficace delle pene detentive, i commercialisti considerano una pecca della nuova norma l’essere troppo “attenta” alla destinazione dei beni confiscati sottovalutando l’importantissima fase di gestione dei beni.

Resta il vuoto - in attesa di un successivo decreto attuativo - sulle norme di agevolazione fiscale, bancaria e giuslavoristica delle imprese sequestrate e confiscate, come manca una disciplina che «consenta la regolarizzazione amministrativa dei beni dal punto di vista urbanistico-catastale, dei condoni, della sicurezza nei luoghi di lavoro». Nel cahier de doleance si sottolinea che la norma - bollata come “ammazza amministratori giudiziari”- limita a tre gli incarichi aziendali mettendo in atto una disparità di trattamento rispetto ad altri professionisti: una discriminazione che crea dubbi anche dal punto di vista della legittimità costituzionale. Commercialisti perplessi anche sulla possibilità di nominare dipendenti pubblici o di società partecipate amministratori giudiziari di aziende «di straordinario interesse socio-economico».

Soddisfazione, ma parziale per l’esclusione della responsabilità civile dell’amministratore giudiziario: la proposta della categoria prevedeva l’esclusione estesa anche al penale.

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