Società

Aumentano le richieste di uscita dai debiti di consumatori e mini-imprese

Crisi economica e norme più favorevoli fanno crescere le domande: più del 10% da chi non ha nulla

di Valentina Maglione e Bianca Lucia Mazzei

Aumentano le richieste di uscita dalle crisi debitorie presentate da consumatori, professionisti e piccoli imprenditori. E arrivano anche le prime domande di chi non ha nulla da offrire ai creditori. Sono gli “incapienti” che, dal 25 dicembre scorso, possono chiedere (una volta nella vita e se “meritevoli”) di cancellare i debiti non più sostenibili ed evitare di cadere nelle mani di usurai e strozzini, come già sta avvenendo.

Sono le indicazioni che arrivano dagli organismi di composizione della crisi da sovraindebitamento (Occ): gli enti (oggi 293, attivati da ordini professionali, Camere di commercio o associazioni) che gestiscono le procedure di “fallimento del consumatore”, individuate dalla legge 3/2012 e riviste dal decreto Ristori (137/2020).

Le cause dell’aumento
La crescita delle domande deriva dalla situazione economica, ma anche dalle novità normative che hanno esteso la platea dei beneficiari proprio per far fronte alla crisi innescata dalla pandemia. Secondo gli operatori, i numeri potrebbero però salire con la fine delle misure di protezione (su tutte, blocco dei licenziamenti e moratorie), che hanno finora tamponato le difficoltà.

Non ci sono dati nazionali recenti: il ministero della Giustizia nel 2019 rilevava 6.747 istanze di composizione delle crisi. I segnali di aumento arrivano dagli organismi sul territorio, che sottolineano la crescita delle richieste di aiuto, dopo la frenata del 2020, complice il blocco delle attività nel lockdown. La Camera arbitrale di Milano, nel primo trimestre 2021 ha ricevuto il 36% di richieste in più rispetto allo stesso periodo 2019, mentre le domande pervenute da gennaio a marzo agli Occ dell’Ordine dei commercialisti sono già un terzo di quelle dell’intero 2020. Alla Camera di commercio di Modena le domande 2021 hanno superato il totale 2019.

A rilevare la crescita anche gli Occ degli avvocati: «Gestivamo 40-45 procedure l’anno - dice Sergio Longhi, segretario dell’Occ dell’Ordine di Napoli -. Ora ne stiamo seguendo 35 e credo che arriveremo a un centinaio». A Milano, le domande all’Occ degli avvocati sono passate da 96 nel 2019 a 57 nel 2020 e nel 2021 sono 22. All’Occ di Modello Torino, gestito da commercialisti e avvocati, l’aumento c’è già stato nel 2020 (74 istanze su 41 del 2019) e si conferma quest’anno.

Gli «incapienti»
L’apertura agli incapienti (una sola volta e a patto che paghino i creditori se nei 4 anni successivi hanno risorse per saldare almeno il 10%) è una delle novità principali della riforma del sovraindebitamento che è stata stralciata dal Codice della crisi per anticiparne l’entrata in vigore. Ha inoltre esteso ai soci illimitatamente responsabili l’accordo proposto dalle società, inserito la cessione del quinto fra i debiti ristrutturabili, previsto le procedure familiari e chiarito il requisito della meritevolezza .

Dalle prime rilevazioni dell’Ordine nazionale dei commercialisti che gestisce circa 80 Occ, il 12% delle domande 2021 proviene da incapienti. La quota è del 13% per l’Occ della Camera arbitrale di Milano che opera anche per le Camere di commercio di Como-Lecco, Cremona, MonzaBrianza Lodi, Pavia, Sondrio e Varese. «Fra le cause più frequenti delle difficoltà ci sono perdita del lavoro e separazioni», spiega Rinaldo Sali, responsabile dell’Occ e vicedirettore della Camera di Milano. «I numeri saliranno: le norme per gli incapienti operano da pochi mesi», dice Giovanni Stefanì, presidente degli avvocati di Bari.

I nodi applicativi
Finora solo una parte degli iter è andata in porto: nel 2019 i giudici hanno omologato il 28% degli accordi e il 23% dei piani del consumatore. «Non è raro che i creditori, incluso l’Erario, facciano saltare le trattative, poiché preferiscono che i beni siano liquidati - spiega Valeria Giancola consigliere nazionale dei commercialisti -. La nuova transazione fiscale con cui il giudice omologa gli accordi anche senza il parere delle Entrate potrebbe quindi avere un impatto importante».

Per gli incapienti c’è poi il problema delle spese della procedura: per legge i compensi degli Occ in questi casi sono ridotti della metà, ma non azzerati. «A Catania abbiamo messo un tetto di 500 euro - dice Salvatore Alessandro, presidente dell’Associazione diritti del debitore, che gestisce Occ in Sicilia e Veneto -. È importante consentire alle persone di ripartire».

Il caso / 1. Catania
Lavoro perso per il lockdown

Un lavoro come autista perso a causa del lockdown, un figlio piccolo gravemente disabile che ha bisogno di cure e assistenze continue e un prestito di 5.800 euro contratto presso una finanziaria quando poteva farvi fronte e poi diventato insostenibile.

È la difficile situazione di un giovane di 39 anni seguito dall’0rganismo di composizione della crisi di Catania, che fa capo all’Associazione diritti del debitore.

In passato aveva lavorato presso un negozio ma si era dimesso per seguire il figlio e portarlo in centri medici specializzati in diverse parti d’Italia. Quando la situazione del bimbo si era stabilizzata aveva trovato un’occupazione come autista, poi venuta meno durante il blocco della scorsa primavera.

«Non riesce a trovare un’occupazione stabile - spiega l’avvocato Pietro Rosso che lo ha consigliato di rivolgersi all’Occ - ma solo piccoli lavoretti saltuari e in nero che non gli consentono di ripagare il prestito (bastano a malapena per sopravvivere), né può contare su altri beni: esdebitarsi invece gli consentirebbe di tornare nel circuito produttivo»

Il caso / 2. Milano
L’azienda chiude e la Naspi non basta

Non è bastata l’indennità prevista a titolo di Naspi per far fronte alle necessità della sua famiglia e a saldare i debiti pregressi a un dipendente rimasto senza lavoro per il fallimento dell’azienda per cui lavorava. Tanto che è stato costretto a rivolgersi all’organismo di composizione della crisi gestito dall’Ordine degli avvocati di Milano per attivare la procedura di esdebitazione del debitore incapiente, introdotta a dicembre dal decreto Ristori.

Nel caso del lavoratore milanese non rileva il blocco dei licenziamenti, che opera da mesi. La misura, per quanto decisa per tamponare gli effetti della crisi causata dalla pandemia, non può tutelare i dipendenti delle aziende che falliscono.

«Per noi è la prima procedura di questo tipo - spiega Carmelo Ferraro, referente dell’Occ dell’Ordine degli avvocati di Milano -: il richiedente ha un’esposizione debitoria come consumatore e zero attivo. Siamo in fase avanzata: il prossimo passo è presentare la domanda in tribunale».

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