Lavoro

Equo compenso, l'Avvocatura chiede l'approvazione immediata contro il rischio proletarizzazione

L'appello in una nota congiunta di Cnf, Ocf, Cassa forense, Aiga, Uncm, Unaa, Aiaf, Ondif, Unam, Cammino e Anai. Critica invece l'Anf

«L'avvocatura in tutte le sue componenti, riunita in occasione dell'incontro del comitato organizzatore del Congresso nazionale forense, chiede a gran voce a tutte le forze politiche di portare a termine l'iter legislativo del disegno di legge sull'equo compenso, approvando definitivamente una legge di civiltà per gli avvocati.

Dobbiamo contrastare con forza il rischio di proletarizzazione della professione e il provvedimento licenziato dalla Camera dei deputati, seppur in alcuni aspetti emendabile, merita di essere approvato anche dal Senato.

Infatti, non deve essere sottostimata la portata effettiva del ddl n. 2419 sull'equo compenso che, al fine ristabilire un necessario equilibrio nei rapporti tra operatori economici e liberi professionisti, impone ai contraenti forti e alla Pubblica Amministrazione il riconoscimento di compensi professionali rapportati ai parametri ministeriali.

Ciò costituisce una significativa conquista nella tutela di un compenso equo, parametrato alla quantità e alla qualità del lavoro svolto, sganciato da una logica di mercato che negli ultimi anni, ha registrato una svilente gara al ribasso, con conseguenze non solo economiche per i professionisti, ma anche qualitative per il cittadino.

Per tali motivi, non è più possibile attendere oltre ma è fondamentale raggiungere l'obiettivo, approvando entro breve una norma che dia completa e concreta attuazione all'articolo 36 della Costituzione in base al quale senza un'equa e giusta retribuzione non c'è dignità per chi lavora».

Così in una nota congiunta il Consiglio nazionale forense (Cnf), l'Organismo congressuale forense (Ocf), Cassa forense, l'Associazione italiana giovani avvocati (Aiga), l'Unione nazionale camere minorili (Uncm), l'Unione nazionale avvocati amministrativisti (Unaa), l'Associazione italiana avvocati per la famiglia e i minori (Aiaf), l'Osservatorio nazionale diritto di famiglia (Ondif), l'Unione nazionale avvocati per la mediazione (Unam), la Camera nazionale avvocati per la persona, le relazioni familiari e i minorenni (Cammino) e l'Associazione nazionale avvocati amministrativisti (Anai).

Anf: errore un'approvazione sbrigativa - Si registra però anche la voce critica all'interno dell'Avvocatura dell'Associazione nazionale forense. "Un errore quello di voler approvare in modo sbrigativo una legge con tante criticità senza apportare le necessarie modifiche. Quanto sta accadendo con l'equo compenso è una forzatura che incomprensibilmente spacca in due il mondo delle professioni che attende una nuova legge da tempo, ma non una legge qualsiasi". L'Anf invita le rappresentanze degli avvocati e delle professioni a non dividersi perchè "una cattiva legge non sempre è meglio di niente". "Dopo anni di sciagurata deregulation e di dumping a spese dei professionisti, è importante una riforma che tuteli con equilibrio le tante categorie interessate, anzi è assolutamente necessaria. Invece così si approva un'impostazione punitiva, mentre sarebbe di gran lunga preferibile introdurre sistemi incentivanti a favore dei professionisti, e precise limitazioni cui debbano attenersi i committenti forti e le amministrazioni pubbliche".

ProfessionItaliane, su equo compenso non c'è più tempo da perdere – E ieri nello stesso senso si era espressa anche ProfessionItaliane. "Indispensabile giungere al più presto all'approvazione definitiva del testo del Disegno di legge sull'equo compenso ai professionisti, senza apportare ulteriori modifiche alla versione licenziata dalla Camera dei Deputati e ora all'attenzione della Commissione Giustizia del Senato". L'associazione che raggruppa 23 consigli nazionali ordinistici e circa 2.000.000 di professionisti, ha inviato una lettera al Presidente della Commissione Andrea Ostellari, al relatore del Ddl Emanuele Pellegrini e ai componenti della Commissione. Pur ritenendo legittima la possibilità di apportare ulteriori modifiche al testo di legge di iniziativa parlamentare, Armando Zambrano e Marina Calderone, rispettivamente presidente e vicepresidente dell'Associazione, sottolineano l'urgenza di dare ai professionisti italiani un testo, atteso ormai da troppo tempo, che sia "organico e completo" sulla materia, per porre fine alle prestazioni professionali gratuite e imporre il rispetto dei principi dell'equo compenso ai committenti cosiddetti "forti". "Prioritaria e indispensabile – si legge nella lettera – l'approvazione definitiva del provvedimento nella stesura attuale senza modifiche" per non vanificare tutti gli sforzi fatti finora, che hanno richiesto un iter parlamentare lungo e complesso per arrivare oggi ad un testo di legge migliorato sotto numerosi aspetti: dall'aggiornamento dei parametri con cui individuare i compensi alla rideterminazione dei corrispettivi non corrisposti; dalla nullità delle clausole vessatorie all'impugnativa per le parti non conformi dei contratti d'opera. Ma anche la possibilità di avere chiarimenti sui tempi della prescrizione per responsabilità professionali con decorrenza dalla data della prestazione; prescrivere i compensi a partire dall'ultima prestazione eseguita; intraprendere un'azione di classe da parte dei Consigli nazionali degli ordini, senza dimenticare la nascita di un osservatorio nazionale sull'equo compenso. I professionisti "non possono permettersi di perdere questa irrinunciabile occasione", sottolinea ProfessionItaliane, rimandando ulteriori miglioramenti del Disegno di legge in sede di formulazione di altri provvedimenti legislativi da approvare entro la fine della Legislatura.

Confprofessioni, Ddl inaccettabile così com'è – Diversa invece la posizione di Confprofessioni. Il Presidente Gaetano Stella ieri ha ribadito il 'no' dei professionisti all'ipotesi di far passare una norma "non perfetta"."Nessuno mette in discussione il principio dell'equo compenso, ma l'attuale formulazione del disegno di legge attualmente all'esame del Senato non può essere accettata, senza le "legittime modifiche" a suo tempo promesse dal Governo e dagli stessi promotori della legge. Così come congeniato, infatti, il testo non riconosce l'equo compenso al professionista ma sanziona il professionista che chiede l'equo compenso"."Lo scorso novembre, dopo l'approvazione alla Camera, ci avevano assicurato che ci sarebbe stato tutto il tempo necessario per correggere la norma in Senato. Ma - si legge - adesso, registriamo fortissime pressioni per avallare una norma che punisce i professionisti, anziché tutelarli. Vogliamo, per esempio, ricordare che il Ddl contiene incomprensibili previsioni di sanzioni disciplinari a carico del professionista che sia parte di un rapporto contrattuale lesivo dell'equo compenso. La previsione di una responsabilità deontologica sanzionabile in via disciplinare dagli Ordini non solo condanna chi ha subito un compenso iniquo, ma paradossalmente impedirà ai professionisti di intentare un'azione civile", chiude.

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