Penale

Ergastolo ostativo incostituzionale, un anno al Parlamento per rimediare

Per la Corte è illegittimo il divieto assoluto di accesso alla libertà condizionale per chi non collabora - Effetti non immediati, ma le forze politiche già si dividono

di Giovanni Negri

Di dubbi sulle conclusioni cui sarebbe approdata la Corte costituzionale ce n’erano pochi. E il comunicato diffuso ieri sera (l’ordinanza con le motivazioni arriverà nelle prossime settimane) li elimina tutti. L’ergastolo ostativo è incompatibile con la Costituzione. In particolare a essere incostituzionale è il divieto di accesso alla liberazione condizionale per chi, condannato, non collabora con la giustizia pur avendo compiuto un percorso certo di ravvedimento. Una condizione che la Consulta giudica in contrasto sia con la costituzione (articoli 3 e 27) sia con la Convenzione europea dei diritti dell’uomo (articolo 3).

Il precedente

E tuttavia, a differenza di quanto decise nel 2019 quando la Corte dichiarò l’illegittimità dell’ergastolo ostativo sul fronte dei permessi premio, ora la decisione non ha effetti istantanei. Troppo alto il rischio il quadro normativo di lotta alla organizzazioni criminali. Il comunicato di ieri lo sottolinea, precisando che «l’accoglimento immediato rischierebbe di inserirsi in modo inadeguato nell’attuale sistema di contrasto alla criminalità organizzata».

Un anno di tempo

La conseguenza allora è stata quella di rinviare di un anno, a maggio 2022, la trattazione delle questioni sollevate dalla Cassazione (che appunto aveva già ritenuto incostituzionale il divieto assoluto in rapporto con la libertà condizionale), affidando al legislatore un anno di tempo per adottare interventi che dovranno tenere conto «sia della peculiare natura dei reati connessi alla criminalità organizzata di stampo mafioso, e delle relative regole penitenziarie, sia della necessità di preservare il valore della collaborazione con la giustizia in questi casi».

Una scelta, quella di dare un limite di tempo a Parlamento e Governo per intervenire su un verdetto già anticipato quanto alle conclusioni, già adottata nel recente passato dalla Consulta, a fare data dalla posizione sul “fine vita”. E se allora il legislatore rimase sostanzialmente inerte, non meno impervia si profila la strada futura sull’ergastolo. a pochi minuti dalla diffusione della nota della Corte costituzionale già il leader della Lega tuonava su twitter un categorico «Per mafiosi e assassini l’ergastolo non si tocca, dicano quello che vogliono. E basta!».

Le polemiche

Forte la perplessità anche dei parlamentari del Movimento 5 Stelle in commissione antimafia che tornano a legare la concessione dei benefici alla collaborazione. Netto anche il commento del consigliere Csm Sebastiano Ardita, per il quale «in un sistema penale e penitenziario caotico e privo di certezze come il nostro, la rinuncia dello Stato all’ergastolo per i reati di mafia rischia di realizzare un desiderio agognato dai capi di Cosa nostra». Disponibile invece a dare seguito al monito della Corte il Pd, con gli interventi della neoresponsabile Giustizia nella segreteria Letta, Anna Rossomando, e del capogruppo in commissione Giustizia alla Camera Alfredo Bazoli.

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