Comunitario e Internazionale

Figli di coppie gay, Bruxelles chiede pari diritti in tutta l’Unione

La Commissione europea ha presentato un progetto di regolamento

di Beda Romano

Con una scelta che farà discutere, almeno in alcuni paesi membri, la Commissione europea ha presentato ieri un progetto di regolamento che ha come obiettivo di assicurare in tutta l’Unione i diritti riconosciuti da uno Stato membro ai figli di una coppia omosessuale. Il testo legislativo, che vuole garantire protezione giuridica a tutti i diretti discendenti, dovrà essere approvato sia dal Parlamento che dal Consiglio. Quest’ultimo dovrà esprimersi all’unanimità.

Nei fatti, una coppia omosessuale potrà chiedere al paese che ha stabilito il rapporto di filiazione un certificato europeo il quale dovrà essere riconosciuto e applicato in tutti gli Stati membri.

L’idea è quella di «proteggere i diritti fondamentali dei bambini» e di fornire certezza giuridica a «tutti i tipi di famiglie quando si spostano da uno Stato membro all’altro per motivi di viaggio o di residenza», ha affermato ieri l’esecutivo comunitario qui a Bruxelles.

Il commissario alla Giustizia, il belga Didier Reynders, ha sottolineato che non si tratta di imporre cambiamenti alla legislazione nazionale e al modo in cui i singoli paesi intendono il concetto di famiglia.

L’obiettivo è semplicemente di garantire pieni diritti ai figli (due milioni quelli attualmente discriminati), a cominciare da quello della libera circolazione, ma anche in campi quali la successione, gli obblighi alimentari, questioni scolastiche o sanitarie o il diritto di custodia.

«Non si tratta di cambiare il modo in cui ogni Stato definisce la famiglia» o l’adozione, ma di «proteggere i diritti del bambino», ha insistito il commissario Reynders.

Come detto, i Ventisette dovranno approvare la proposta all'unanimità. Non sarà facile. Paesi quali l’Ungheria o la Polonia hanno politiche ostili ai diritti delle persone Lgtb.

In altri Stati membri, sono invece autorizzate l’adozione o la maternità surrogata da parte delle coppie omossessuali.

Una coalizione internazionale di organizzazioni Lgtb, nota con l’acronimo Ilga, ha accolto ieri con soddisfazione la proposta della Commissione con cui porre fine al “fardello” delle famiglie arcobaleno.

Assai più freddo, in Italia, il vescovo di Ventimiglia-Sanremo Antonio Suetta: «Se si vuole fare chiarezza giuridica – ha detto parlando all’agenzia di stampa Adnkronos - bisogna riconoscere il dato di fatto, e cioè che la famiglia è formata da un uomo e da una donna uniti in matrimonio i quali generano figli».

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