Professione e Mercato

Il rischio ambientale: Fit for 55 e il ruolo delle imprese

"Fit for 55" è un pacchetto di proposte legislative della Commissione europea volte a ridurre le emissioni di gas serra del 55% entro il 2030

di Vincenzo Carolla*

Nell'ultimo rapporto del WEF, pubblicato a gennaio 2021, la lista dei rischi globali che incombono per i prossimi 10 anni è decisamente preoccupante: tra i rischi a più alto impatto ci sono le malattie infettive al primo posto, seguite dal fallimento dell'azione climatica e da altri rischi ambientali; così come le armi di distruzione di massa, la crisi dei mezzi di sussistenza, la crisi del debito e il collasso delle infrastrutture informatiche (quest'ultima suddivisa in concentrazione di potere digitale, disuguaglianza digitale e fallimento della cyber security).

Nell'orizzonte di 5-10 anni, i rischi ambientali saranno quelli che hanno maggiori probabilità di realizzarsi e con il maggiore impatto: la perdita di biodiversità, le crisi delle risorse naturali e il fallimento dell'azione climatica determineranno una escalation di situazioni problematiche come gli eventi metereologici estremi e disastri naturali, un rischio che abbiamo già cominciato a constatare anche in Italia.

Complessivamente i rischi globali individuati dal report del WEF sono 35, 12 dei quali sono stati aggiunti proprio nell'ultima edizione. Ciò è significativo: nell'impresa ‘mondo' stanno aumentando i rischi da gestire e tutto ciò significa che anche nel DNA dei rischi aziendali aumentano le variabili da tenere in considerazione.

Nel quadro dei rischi ambientali e delle azioni a tutela dell'ambiente, "Fit for 55" è un pacchetto della Commissione europea di proposte legislative sul clima volte a ridurre le emissioni di gas serra del 55% entro il 2030. Si tratta di un pacchetto ancora in via di definizione, ma che detterà degli obiettivi climatici molto stringenti e impegnativi per gli Stati membri e il tessuto economico. Tra le proposte del ‘Fit for 55' ci sono la revisione delle regole per il mercato del gas, il miglioramento del rendimento energetico degli edifici, misure per la mobilità verde, la produzione di acciaio, il cemento e misure per affrontare gli aspetti sociali della transizione climatica.

La transizione verde è inevitabile e ha degli obiettivi a lungo termine, ma nel breve richiede sforzi, investimenti e resilienza. Ci sono industrie, aziende, lavoratori, famiglie che dipendono dai combustibili fossili e saranno colpiti negativamente dalla transizione verde. La UE afferma che con le giuste azioni e politiche in atto, la transizione verde ha il potenziale di rigenerare l'economia e creare un milione di posti di lavoro in più entro il 2030 nell'UE e circa 2 milioni di posti di lavoro entro il 2050, ma nel ‘presente' è importante che l'UE e i suoi Stati membri continuino a migliorare le loro capacità di anticipare il cambiamento e di fornire un sostegno mirato alle regioni, alle industrie, ai lavoratori e alle famiglie per evitare tensioni e conflitti sociali.

Tutto questo si traduce in un rischio per le aziende, che dovranno sostenere costi crescenti legati alle loro emissioni dirette di CO2 e potrebbero aver bisogno di investimenti più elevati di quelli previsti per far fronte agli ambiziosi obiettivi di Fit for 55.

Le imprese sono il motore dell'economia da sempre, ma oggi giocano anche un ruolo sociale e di leadership. Il più recente ‘Edelman Trust Barometer‘, che da diversi anni misura il clima di fiducia nella società, denuncia nel 2021 un'epidemia di disinformazione e una diffusa sfiducia nelle istituzioni sociali e nei leader di tutto il mondo. A fronte di una riduzione di fiducia nei governi e nei media, rimane stabile o sale la fiducia nel ‘business', le imprese sono oggi viste come le uniche istituzioni competenti ed etiche.

Essere consapevoli di questo comporta che imprenditori e leader aziendali guardino anche ai rischi in modo diverso, anticipandoli quanto più possibile per trasformarli in opportunità di crescita e di impatto positivo. Allargando i propri orizzonti e collaborando, le aziende possono farsi costruttrici di un'economia solida, generosa, di una società più giusta.

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*A cura di Vincenzo Carolla, Managing Partner presso IMC Group

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