Civile

Rordorf alla guida della commissione sui fallimenti

di Giovanni Negri

Sarà Renato Rordorf, ex commissario Consob e oggi presidente di sezione in Cassazione, a presiedere la commissione per la riforma del diritto fallimentare. Il decreto di nomina da parte del ministro della Giustizia Andrea Orlando è ormai pronto, con la definizione sia dei componenti sia del perimetro dell’intervento. Quanto alla prima, detto del presidente che rinverdisce una risalente esperienza di giudice delegato si segnala una squadra assai variegata. Vi fanno infatti parte, tra gli altri, Michele Vietti che, nei suoi incarichi di governo, sottosegretario al ministero della Giustizia e, poi, dell’Economia, guidò l'ultima ampia riforma della Legge fallimentare, Antonio Matonti, responsabile Affari legislativi di Confindustria, l’attuale presidente del Consiglio nazionale forense Guido Alpa. Tra i magistrati, il presidente della Corte d’appello di Roma Luciano Panzani, e i presidenti dei tribunali di Genova e Modena, Claudio Viazzi e Vittorio Zanichelli. Per i dottori commercialisti Stefania Chiaruttini dell’Ordine di Milano e per gli avvocati, Franco Bonelli e Franco Gianni. Insomma una commissione assai folta, circa una trentina complessivamente i componenti, supportata da un Comitato scientifico guidato dal vicecapo dell’Ufficio legislativo di via Arenula Paolo Porreca.

Ci sarà poco meno di un anno, la scadenza è fissata al 31 dicembre 2015, per la presentazione delle proposte di modifica normativa che, a loro volta, potranno intervenire su una gamma di temi assai ampia. Tra questi si segnala, verrebbe da dire ancora una volta, l’individuazione di misure idonee a incentivare l’emersione della crisi; in altri termini, l’individuazione di misure di allerta che rendano possibile l’orchestrazione di interventi che evitino di fare sfociare la crisi nell’insolvenza.

Ma nel testo del decreto (9 articoli in tutto) trovano spazio anche l’incentivaizone del concordato preventivo in continuità aziendale come strumento indirizzato alla conservazione dell’impresa con tutela dell’occupazione e l’introduzione, sulla scia del regolamento del Parlamento europeo in via d’approvazione sulle procedure d’insolvenza transfrontaliere, di una specifica disciplina nazionale dell’insolvenza di gruppo.

Tra i punti che poi potranno essere toccati c’è anche, in una prospettiva di semplificazione e razionalizzazione, il trattamento dei creditori privilegiati e la disciplina della divisione dei creditori in classi. Tema questo, a suo modo carsico, che, nel recente passato, ha dato spazio a tentazioni di revisione della Legge fallimentare, arrivate sino alla soglia della formalizzazione, nel segno di una maggiore protezione dei creditori. In quest’ottica, il decreto si preoccupa anche di prefigurare la riduzione dei privilegi stessi, aprendo, nello stesso tempo, all’introduzione nell’ordinamento di garanzie mobiliari non possessorie, sulla falsariga delle migliori esperienze straniere.

Negli obiettivi rientrano ancora l’acceleraizone dei procedimenti liquidatori e l’armonizziazione delle disposizioni sui finanziamenti e sui crediti prededucibili.

E al creditore, ma non sul versante delle procedure concorsuali previste dalla Legge fallimentare quanto piuttosto sul lato di quelle previste per il debitore in stato di sovraindebitamento, andrebbe poi affidata la possibilità di apertura della procedura liquidatoria. A chiudere il cerchio, infine, di un progetto potenzialmente assai ampio è la revisione dell’amministrazione straordinaria delle grandi imprese in crisi da concordare con il minstero dell’Economia.

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