Professione e Mercato

Grandi studi legali italiani sempre più glocal

di Elena Pasquini

Glocal, con un occhio al mercato domestico e un altro alle prospettive internazionali, anche seguendo lo sviluppo dei clienti. Dirimenti gli investimenti su organizzazione e tecnologia.

Dopo la rivoluzione dell’ultimo decennio e in attesa del 2022, per gli analisti anno zero per l’incidenza del “tech factor” sugli studi legali, quali sono le priorità delle grandi insegne italiane per restare top player?

Lo scenario

L’approccio giuridico non basta più: serve saper leggere le dinamiche geopolitiche per organizzare l’offerta, puntare sulle sinergie e individuare nicchie per far evolvere il business. Soprattutto a livello internazionale. Lo studio diventa così impresa di law business che stringe anche relazioni istituzionali. Il caso BonelliErede - primo studio per fatturato in Italia secondo le stime Legalcommunity (166 milioni di euro nel 2018) con oltre 750 persone impiegate dopo l’integrazione con Lombardi Associati a maggio - è emblematico di questa tendenza all’istituzionalizzazione che nell’anno passato ha portato in studio figure come l’ex ministro degli affari esteri, Angelino Alfano, e Ziad Bahaa-Eldin, ex vice-premier egiziano. «Crescere significa presidiare nicchie ad alto valore aggiunto e, nel nostro caso, puntare su nuovi mercati geografici come Africa e Middle East», afferma Stefano Simontacchi, presidente della firm.

Le partnership

L’ampliamento dei mercati passa spesso per l’integrazione con realtà locali. «Esportiamo il nostro modello lavorativo ma cerchiamo professionisti top-ranking sul posto per radicarci», conferma Simontacchi. Egitto, Etiopia, Emirati Arabi le direttrici.

L’internazionalizzazione serve anche ad accompagnare oltreconfine il cliente. Come conseguenza dell’aumentata esposizione dell’economia italiana all’estero - e di una bilancia commerciale in attivo dal 2011 - è cambiato il livello qualitativo richiesto alla consulenza legale per l’approccio ai mercati esteri che nel tempo ha incluso apertura di sedi e stabilimenti alla commercializzazione.

«Negli anni ’80 la percentuale di fatturato da clienti stranieri era prevalente» spiega Rosario Zaccà, managing partner insieme a Antonio Auricchio di Gianni Origoni Grippo Cappelli & Partners - nel tempo, gli spazi per servizi legali sofisticati in ambito domestico si sono ampliati livellando su una sostanziale parità il giro d’affari interno e internazionale». Gop ha chiuso il 2018 con 145 milioni di fatturato e nel 2019 ha visto il rientro di Antonio Segni insieme a Andrea Mazziotti e altre 13 persone. «Stiamo valutando ampliamenti nella capacità internazionale, come un ufficio a Dubai che affianchi Abu Dhabi - confida Zaccà - e poi desk su Indocina, Vietnam, Singapore». Lo studio ha già dei desk attivi per Africa, Cina, Corea, India, Lussemburgo, Russia e Turchia.

Il mercato domestico

La corsa verso nuove frontiere deve bilanciarsi con il consolidamento del perimetro domestico, fronteggiando le insegne internazionali. La specializzazione e l’eccellenza diventano il “plus” per le grandi strutture, anche sul piano dell’attrattività verso i migliori talenti (che possono rappresentare un vantaggio competitivo). Come Giuseppe Lombardi, «un grande litigator capace di costruire uno studio con visione d’impresa coerente con la nostra » secondo Simontacchi.

La tecnologia è “disruptive” ma non è il solo elemento d’innovazione utile. Agli investimenti in Ict che talora coincidono con la creazione di laboratori dedicati, come beLab per BonelliErede - si somma la creazione di team specializzati. I big italiani puntano sulle persone e sull’organizzazione interna. Anche con le certificazioni come la Iso 27001 sulla sicurezza delle informazioni, di cui si sono dotati entrambi gli studi con il maggior fatturato in Italia. «Molto utile per la partecipazione alle gare pubbliche» conferma Zaccà.

L’espansione internazionale dei primi due studi

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