Civile

Falllimento, non basta la condanna penale per il risarcimento del danno da aggravamento dell'insolvenza

Ai fini del risarcimento del danno in sede civile non è sufficiente l'accertamento della responsabilità in sede penale dei funzionari della banca nell'aggravamento dell'insolvenza. Per poter ottenere il risarcimento la società deve essere in grado di provare il danno derivante dalle condotte, pur verificate, dei dipendenti dell'istituto bancario, sui creditori. Lo ha precisato la prima sezione civile della Cassazione con la sentenza 24043 depositata oggi. Il caso esaminato era quello del fallimento della Firs Italiana Assicurazioni Spa. Fallimento dovuto anche a false dichiarazioni dei dipendenti di Centrobanca in consiglio di amministrazione. Alcuni funzionari, infatti, avevano dichiarato «reiteratamente e contrariamente al vero che una serie di attività di rilevante importo, vincolate a riserve tecniche, erano libera da pegno o vincoli di altra natura». E per questo motivo sono stati condannati in via definitiva (nei tre gradi di giudizio) per bancarotta fraudolenta. Alla luce di questa condanna la società fallita ha chiesto alla banca un risarcimento per i danni derivati dall'aggravamento dell'insolvenza. Richiesta respinta in tribunale, in appello e in Cassazione perché la società non fornito «una prova specifica idonea a collegare in maniera diretta le condotte accertate al danno lamentato».
Nelle decisione i magistrati di legittimità hanno ricordato i principi enunciati sia dalle sezioni unite che dalle sezioni semplici sulle efficacia del giudicato civile formatosi in sede penale nel susseguente giudizio civile. E in particolare il principio enunciato dalla Cassazione nel 2018 con la sentenza n. 5660: «La sentenza del giudice penale che, accertando l'esistenza del reato e la sua estinzione per intervenuta prescrizione, abbia altresì pronunciato condanna definitiva dell'imputato al risarcimento dei danni in favore della parte civile, demandandone la liquidazione ad un successivo e separato giudizio, spiega, in sede civile, effetto vincolante in ordine alla "declaratoria iuris" di generica condanna al risarcimento e alle restituzioni, ferma restando la necessità dell'accertamento, in sede civile, della esistenza e delle entità delle conseguenze pregiudizievoli derivate dal fatto individuato come "potenzialmente" dannoso e del nesso di derivazione causale tra questo e i pregiudizi lamentati di danneggiati».

Corte di Cassazione - Sezione I - Sentenza 25 settembre 2019 n. 24043

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