Penale

Intercettazioni, il Csm chiede tre mesi in più

di Giovanni Negri

Tre mesi in più per fare entrare in vigore la riforma delle intercettazioni. Ma anche una nutrita serie di modifiche che vanno dall’utilizzo dei trojan alle prerogative della difesa. All’ordine del giorno del plenum del Csm in agenda questa mattina arriva il parere messo a punto dalla VI commissione (messo a punto dai togati Nino Di Matteo e Giuseppe Marra) sul decreto legge con il quale, a fine anno, da una parte è stata rinviato (di nuovo) il debutto della nuova disciplina e, nello stesso tempo, vi erano innestate modifiche sostanziali.

Tanto sostanziali che ora se ne chiede un nuovo slittamento (non la prende bene l’ex ministro della Giustizia Andrea Orlando che qualifica come «incredibile» la richiesta del Csm). Infatti, osserva la bozza di parere, anche se è apprezzabile la scelta di fare riferimento, per l’applicabilità delle modifiche, alla data di iscrizione del procedimento, invece che a quella di emissione dell’autorizzazione, è prevedibile che il nuovo criterio «non sarà risolutivo di tutte le problematiche di diritto intertemporale che si porranno quando due o più procedimenti, con una diversa data di iscrizione, per alcuni antecedente e per altri successiva al 29 febbraio, siano riuniti o, all’opposto, quando da un procedimento iscritto prima del 29 febbraio ne scaturisca, per stralcio, un altro dopo tale data». Difficoltà analoghe nel caso in cui all’iscrizione di alcuni reati, avvenuta prima del 29 febbraio 2020, ne seguiranno altre, per nuovi titoli di reato.

Ma a non convincere è anche la nuova disciplina per l’uso dei trojan, dove non è chiaro il perimetro dell’allargamento dell’utilizzabilità dei risultati delle intercettazioni alla prova di reati diversi da quelli per i quali l’autorizzazione è stata concessa: nello stesso procedimento o in procedimenti diversi?

E ancora, l’obbligo di vigilanza del pm perché nei verbali non vengano riportate espressioni in grado di danneggiare la privacy appare di difficile realizzazione nei casi di procedimenti con un numero elevato di operazioni da effettuare ogni giorno.

La bozza di parere considera poi critico il limite temporale previsto per la conservazione delle registrazioni destinate alla distruzione una volta emessa la sentenza definitiva. «Non appare opportuno procedere alla distruzione delle registrazioni in assenza di motivate e pregnanti esigenze di riservatezza», visto che l’esperienza giudiziaria insegna che l’intercettazione di una conversazione «può rivelarsi, anche dopo molti anni, fonte di prova preziosa e indispensabile».

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