Professione e Mercato

Intervista al presidente del Notariato, Maurizio D’Errico

di Alessandro Galimberti

Il 50° Congresso nazionale del Notariato cade in un momento di profonda trasformazione della professione, tra la fine di un ciclo economico pesante e il bivio del ddl Concorrenza (alla seconda lettura parlamentare) che aumenterà per legge il numero di notai.

Partiamo da qui, presidente D’Errico. Più professionisti, più servizi?

Guardi, nonostante presto ci troveremo con il rapporto notaio/cittadini più alto in Europa, il tema non è questo.

Ma?

Sosteniamo, sommessamente e con buone argomentazioni, che il quoziente 1 per 5.000 è fuorviante. Pensi alle città o ai quartieri dormitorio: a che serve aumentare i notai in quei contesti? Invece, si consideri il parametro economico, non più quello del reddito del notaio beninteso ma la potenzialità economica dei territori. Allora potrebbe avere un senso e un’utilità l’equazione “più notai più servizi”.

Passerà questo emendamento?

Ho fiducia incondizionata nelle istituzioni, nella politica e nella magistratura. Questo governo è all’altezza, è capace, ha fatto e sta facendo tanto e, se sapremo spiegarci bene, credo che anche il Parlamento farà uno sforzo per rivedere la sua posizione sul punto.

Intanto è “saltata” l’apertura agli avvocati sulle transazioni immobiliari, che restano vostra esclusiva.

Quella norma avrebbe alterato il sistema. L’attività dei notai è monitorata e controllata atto per atto dall’amministrazione, dà un’effettiva certezza giuridica. Non è una questione di prerogative professionali, e nemmeno di competitività; liberalizzare quegli atti avrebbe comportato in definitiva più costi a carico dei cittadini, per i controlli (a pagamento) successivi.

A proposito di certezza, il rapporto Doing business sull’immobiliare oggi mette l’Italia al 9° posto mondiale.

Vede, è proprio quello che le sto dicendo. Abbiamo un sistema efficiente, non è il caso di smontarlo. C’è un fattore qualità Paese molto alto - anche nel societario - tuteliamolo e implementiamolo.

I temi del congresso sono focalizzati sul sociale, dalle guide per gli stranieri (e per gli italiani all’estero), ai testamenti solidali, fino alla manifestazioni di volontà in autonomia di persone malate di Sla.

Sì, in questo momento di grandissime trasformazioni tecnologiche ci siamo concentrati sul rapporto tra tecnologia e diritti, ma con un punto d’arrivo ben chiaro: la prima al servizio dei secondi, e non viceversa. E pensare alle persone più in difficoltà ci è sembrato un imperativo morale.

A proposito di “sociale”, tra poco sostituirete i tribunali nella tenuta dei Registri delle successioni. Obiettivo?

Sfruttare la nostra rete telematica per permettere a chi vive lontanissimo - penso agli emigranti- di acquisire informazioni senza dover andare al tribunale competente. Pensi al risparmio di tempo, disagi, trasferte.

La tavola rotonda finale del congresso di Milano recita “Quale diritto per lo sviluppo”. Ci anticipa la risposta?

In uno slogan? “Rischio zero”. Nella circolazione dei beni e dei diritti collegati serve un sistema di qualità assoluta, sia tra privati sia tra imprese. La firma a distanza, cioè digitale - che abbiamo proposto oggi, forse troppo in anticipo sui tempi, e comunque torneremo a promuoverla - è un passo fondamentale per coniugare il liberismo alla certezza dei traffici. In una parola, tecnologia sì, ma “con” e “per” la certezza dei negozi giuridici.

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