Professione e Mercato

Il cinese, la blockchain e il digitale: così emergono i giovani precursori

di Valeria Uva

Il mio vantaggio competitivo? Conoscere il cinese, cosa che a un italiano a Pechino o Shangai non serve neanche, ma per me che ho cominciato a Tianjin, in periferia, era indispensabile per comunicare e sopravvivere». Dopo oltre due anni in quel piccolo centro “costretto” a masticare la lingua locale, per Francesco Marano, commercialista da Avellino, è arrivata la grande occasione: l’offerta di gestire lo studio di consulenza fiscale e contabile Cpo and partners creato a Shangai da Maurizio Oggioni e Fabio Pessina per assistere le aziende italiane desiderose di stabilirsi in Cina. «Dopo 5-6 anni in uno studio nella mia città avevo capito che in Italia non c’erano prospettive e con una borsa di studio ho scelto l’Mba sul Far East di Bologna. Tutto è partito da lì».

Rimpianti da expat: zero. «A 37 anni gestisco una realtà di nove persone e guadagno almeno il triplo che in Italia». A Marano la Cina piace anche perché l’ambiente è dinamico: «È una macchina con il motore sempre al massimo». Certo ora per i giovani consulenti può risultare affollata. «Io la consiglio lo stesso a patto di impegnarsi a conoscere il cinese, anche tecnico: ha servizi, logistica ed è molto più sicura di paesi da scoprire, come il Vietnam». « E poi - conclude - resta un mercato immenso per le aziende italiane che ormai non vengono più per risparmiare sul lavoro, ma per vendere a un miliardo e mezzo di potenziali consumatori».

Guardare oltre confine è servito anche a Valentina Billa, 33 anni, avvocatessa a Treviso nello studio Piccolotto e Pierobon, per inseguire la sua passione per le nuove tecnologie e per il digitale. «Settori completamente nuovi - spiega - per i quali in Italia manca una regolamentazione e allora l’ho cercata nelle esperienze estere più avanzate». Per vocazione geografica Billa assiste fondi e aziende in espansione verso l’Est europa. «Ho un master in protezione dei dati ma mi occupo di compliance a tutto tondo, oltre che di smart contracts». Ai colleghi più giovani Billa suggerisce non solo di potenziare le lingue ma di specializzarsi nelle nuove tecnologie. «Criptovalute, blockchain e intelligenza artificiale, tutte materie che permettono di avere una visione più ampia nel mondo». Ma il vero asso nella manica è per lei «la capacità di fare rete con i colleghi soprattutto all’estero».

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