Professione e Mercato

Più servizi e spazi flessibili per i giovani avvocati

di Dario Aquaro

Al terzo e quarto piano del nuovo edificio milanese di via Broletto gli avvocati di Clifford Chance sono al lavoro in ambienti né chiusi, né aperti. Gli uffici non hanno muri, ma sarebbe anche improprio parlare di open space: le postazioni sono modulari, adeguabili e riconfigurabili con il movimento dei pannelli, e i piani collegati. Lo chiamano “flow space”. Modellato all’esito di analisi e survey a vari livelli, e ispirato soprattutto dalle richieste dei giovani: vorrei incontrare di più i miei colleghi, avere più accesso alle figure senior.

Il cambio di sede è stato quest’anno l’occasione per ridisegnare gli spazi e mitigare i rischi di dispersione tipici delle grandi strutture, favorire la crescita interna e il confronto diretto, ma sempre tutelando la riservatezza delle attività (e le gerarchie). Il risultato è un ambiente fluido, che anche grazie alla tecnologia compendia confidenzialità e privacy: superfici fonoassorbenti, digitalizzazione dei documenti e dei processi, perimetro di phone boot e sale riunioni prenotabili via app. Per meeting estesi o drafting riservati.

Sinergie per la crescita
L’esempio milanese sarà lo standard per altre sedi di Clifford Chance nel mondo. Spiega il managing partner Giuseppe De Palma che il modello spaziale dei nuovi uffici «sta permettendo di rafforzare la collaborazione tra practice e team, preservando la profondità delle specializzazioni. L’accessibilità dei giovani ai professionisti più senior e la facilità di interazione che ne consegue, unite alla tecnologia all’avanguardia, stanno già dimostrando l’impatto su qualità del lavoro e sinergie di business».

A luglio, a due mesi dal trasferimento, un’indagine interna tra i 140 professionisti (per il 40% under 35) ha rivelato che oltre l’80% di loro ha cambiato modo di lavorare e ora interagisce con i colleghi in maniera «più spontanea e immediata». Nella sede precedente, un palazzo tradizionale, «eravamo invece distribuiti su cinque piani e le persone, anziché incontrarsi, si telefonavano o scrivevano – sottolinea la general manager Micol Scabbia –. Ma è dall’interazione personale e dal dialogo che nascono le soluzioni di maggior valore, che i clienti stessi percepiscono come il risultato di un lavoro sinergico». Ergo: negativo l’open space, l’esposizione estrema, negativo l’eccesso di chiusure e strutture “castali”, anche per la professione legale.

Tra welfare e cultura
Al piano interrato della sede milanese dello studio legale La Scala, l’auditorium intitolato a Piero Calamandrei, luogo di incontri, reading, mostre, dibattiti, formazione, è fucina di attività culturali e professionali, «pungolo per la crescita dell’avvocato come moderno intellettuale», dice il fondatore Giuseppe La Scala. Anche così si coltivano i giovani talenti. Con uno spirito di confronto e collaborazione che si riflette ai piani superiori, dove – prosegue l’avvocato – «le porte degli uffici sono sempre aperte e tutti, assistenti, manager, stagisti e partner, ci diamo del tu». L’età media dei 300 componenti dello studio, tra cui 200 avvocati, è di 35 anni. E il 58% dello staff è donna.

La società ha quindi puntato molto sulla conciliazione tra lavoro e vita privata, e nel 2016 ha introdotto un particolare piano di welfare aziendale per collaboratori e dipendenti, che non sostituisce ma si aggiunge ai premi di risultato. Lo studio come una “piccola patria”: bonus welfare (annuale, da spendere per salute, tempo libero e famiglia), bonus scuola (che accompagna i figli dai 6 ai 18 anni), bonus bebè (una tantum alla nascita).

Il piano – biennale e rinnovato nel 2018 – è stato finora utilizzato per 160mila euro, con 1.800 richieste (perché se ne può fare più d’una). E si affianca alle altre iniziative già in corso da tempo: come il riconoscimento della malattia e la conservazione del posto di lavoro fino a 12 mesi per i collaboratori – non solo per i dipendenti – o l’anticipo mensile dell’indennità che le future madri percepiranno dalla Cassa forense. «Mi pare emblematico – osserva Giuseppe La Scala – che circa il 10% delle persone dello studio abbia avuto un bimbo nel 2018, e che 20 dei 29 bonus bebè erogati nell’ultimo anno siano stati ricevuti da donne».

Ma resta fermo che, per trattenere una risorsa di qualità, anche molto giovane, «oggi serve immediatamente un progetto, almeno a medio termine – aggiunge l’avvocato La Scala –. Perché quelli bravi non cercano soldi, ma un’avventura professionale».

Oltre il work-life balance
Un’avventura professionale unita a un’alta qualità dell’ambiente di lavoro, a tutto tondo. E su questo si concentra il progetto pilota di Dentons, partito pochi mesi fa dalle sedi italiane della law firm (Milano e Roma): creare un contesto a misura di “nuovi talenti”. «Dai millennial in su. Generazioni che nel 2025 rappresenteranno il 75% dei professionisti e sono in cerca di un work-life blending, un incrocio armonico tra lavoro e vita privata, più che un work-life balance, un equilibrio», precisa Alessandro Fosco Fagotto, il partner dello studio che sta seguendo il progetto “New Horizons”.

In parte già implementato, il programma entrerà a pieno regime nei primi mesi del 2020, e muove lungo quattro direttrici, individuate osservando l’esperienza delle grandi aziende extra-legali: benessere (corsi di yoga in studio, accordi con palestre e studi medici); mobilità (convenzioni con i mezzi di trasporto in sharing); servizi (sartoriali, di lavanderia, di ritiro degli acquisti online); lifestyle (potenziamento del lavoro a distanza, codici di abbigliamento “alleggeriti”).

«Giacca e cravatta solo in occasioni formali, come incontri con clienti o firme di contratti. Per il resto, il dress code della settimana sarà completamente casual», dice Fagotto. Che specifica: «Pur essendo la più grande law firm del mondo, Dentons è una realtà recente, nata meno di un decennio fa, e attenta all’innovazione. In questo nuovo progetto abbiamo tradotto indagini sociologiche, ma anche le istanze dei colleghi raccolte dall’Associate committee e durante le giornate di team building di fine anno». Nell’ultimo appuntamento, a Taormina, è stato inaugurato uno spazio per l’ascolto delle esigenze dei più giovani. Si chiama “speak your mind”.

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