Giustizia

Csm: commissione al via, parte le riforma Cartabia

A guidare il gruppo di lavoro sarà il costituzionalista Massimo Luciani. Dovrà scrivere la riforma del Csm e, più in generale, dell’intero ordinamento giudiziario

di Giovanni Negri

Si completa la squadra della ministra della Giustizia Marta Cartabia per affrontare le prossime riforme. Dopo il gruppo di lavoro sul penale, guidato dal presidente emerito della Corte costituzionale Giorgio Lattanzi, e quello sul civile, presieduto dal processualista Francesco Paolo Luiso, ora è la volta di quello deputato a scrivere la riforma del Csm e, più in generale dell’intero ordinamento giudiziario. A guidarlo sarà il costituzionalista Massimo Luciani, docente alla Sapienza e in campo da tempo con riflessioni e proposte anche sul tema “caldo” del sistema elettorale. Dove da Luciani, intervenendo pochi mesi fa a un convegno di Area, è arrivato l’avvertimento a monte, perché «la riforma del sistema elettorale del Csm non può essere l’occasione per stroncare la libertà di associazione dei magistrati qua talis, specie a fronte di un associazionismo nato e prosperato anche per la spinta di legittime pulsioni ideologiche e culturali. Un simile intento sarebbe, puramente e semplicemente, distonico con l’apertura pluralistica dell’impianto costituzionale».

E tuttavia, a valle, ha spiegato lo stesso Luciani «che vi sia o non vi sia un’organizzazione di tipo associativo, non esiste alcun procedimento elettorale complesso nel quale non si confrontino gruppi comunque organizzati di opinione». L’appartenenza però non deve andare a detrimento della qualità degli eletti, così per Luciani. E per Luciani la preferenza deve andare a un sistema che preveda la trasferibilità del voto singolo, eliminando le distorsioni del maggioritario, aumentando il potere dell’elettore e favorendo la qualità dei candidati a scapito dei giochi correntizi.

Quanto di questa impostazione si tradurrà nelle proposte del gruppo di lavoro si vedrà; di certo la presenza di outsider come Nello Nappi, consigliere in Cassazione, ex componente del Csm e autore di un libro deliberatamente provocatorio come «4 anni a Palazzo dei Marescialli – Idee eretiche per la riforma del Csm» e del costituzionalista della Cattolica di Milano, ma anche ex ministro della Salute nel Governo Monti e componente del Csm, Renato Balduzzi, potrebbero fare emergere soluzioni innovative per una riforma strettamente collegata alla necessità di un recupero di credibilità della magistratura dopo lo scandalo delle nomine pilotate ai vertici degli uffici giudiziari (ieri Luca Palamara è stato ascoltato dal Csm).

Soluzioni innovative per molti prefigurate dalla stessa Cartabia che, nelle linee guida della sua amministrazione esposte al Parlamento, ha aperto, per esempio, all’ipotesi di un rinnovo biennale dei componenti del Csm, sia laici sia togati.

Di certo non sarà facile calibrare le scelte del ministero e le aspettative delle forze politiche che sostengono la maggioranza, come plasticamente dimostrato in commissione Giustizia alla Camera, dove un asse tra Lega, Forza Italia, Italia Viva e Azione, ha permesso di fissare una data, il 23 aprile, per la presentazione degli emendamenti alla riforma penale antecedente a quella che vedrà formalizzate le proposte del Governo. Uno sgarbo a Cartabia che così si è vista scavalcata.

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