Professione e Mercato

Esame d'avvocato, Organismo Forense (OCF): rinviare gli scritti ma non stravolgere le prove

Approvata una delibera che invita a dare corso alle prove "nei tempi compatibili con le esigenze sanitarie"

di Fracesco Machina Grifeo

L’Ocf si schiera contro soluzioni eccezionali per l’espletamento dell’esame d’avvocato 2020, ed invita l’Amministrazione della giustizia “a dare corso all’esame di abilitazione nei tempi compatibili con le esigenze igienico-sanitarie in atto”. Dunque, meglio rimandare di qualche settimana le prove scritte previste per il 15, 16 e 17 dicembre prossimi (Dm del 14 settembre scorso, G.U. 15/10/2020), piuttosto che ricorre ad un esame semplificato o per quiz o anche soltanto a distanza per i circa 25mila praticanti avvocati.

La Delibera approvata questa mattina, infatti, pur riconoscendo la necessità di “dare riscontro alle legittime aspettative degli aspiranti Avvocati che hanno completato il tirocinio”, afferma che “è di fondamentale e imprescindibile importanza dare corso alla sessione di esame secondo le modalità già in atto, con i soli adeguamenti strettamente necessari allo svolgimento in sicurezza delle prove e pur con le cautele e le precauzioni imposte dalle esigenze igienico-sanitarie”.

 

Non solo, l’Organismo nazionale forense, ha anche deliberato di “sollecitare” il Ministero della Giustizia “ad intervenire nei confronti del Parlamento e del Governo affinché non assumano improvvide e improvvisate iniziative normative volte a stravolgere la disciplina dell’esame di abilitazione al di fuori di una adeguato e organico intervento di riforma dell’Ordinamento Forense, sulla base delle determinazioni che assumerà il Congresso”. Il riferimento è al Ddl di riforma presentato dalla senatrice Lonardo, ed incardinato nei giorni scorsi in Commissione giustizia, che prevede una sola prova consistente in quiz a risposta multipla.

 

Il timore dell’organismo di rappresentanza dell’Avvocatura, infatti, è che “muovendo dalle difficoltà organizzative connesse con l’epidemia in atto”, si miri nei fatti “a stravolgere profondamente l’assetto dell’esame, già a partire da questa sessione”. Con proposte che senza risolvere “le problematiche igienico-sanitarie”, darebbero corso “ad una improvvisata azione di approntamento di moduli del tutto innovativi, senza sufficiente ponderazione in ordine alla adeguatezza e agli effetti che ne deriverebbero”.

 

Secondo l’avvocato Alessandro Vaccaro membro del direttivo dell’Ocf infatti “è giusto fare un ‘tagliando’ all’esame ma sempre nel rispetto del quadro delle norme di garanzia prevista dall’ordinamento per l’abilitazione alla professione”. In questo, senso, si legge nella delibera firmata dagli avvocati Vincenzo Ciraolo e Giovanni Malinconico, rispettivamente Segretario e Coordinatore Ocf, “l’Avvocatura Italiana ha avviato un profondo percorso di riflessione sulla propria legge professionale, estesa anche all’assetto del tirocinio e dell’esame di abilitazione, che sfocerà nelle determinazioni del Congresso Nazionale Forense, quale “Massima Assise” dell’Avvocatura Italiana”. È quella per i legali la sede dove affrontare il tema della riforma.

 

Intanto, il prossimo appuntamento istituzionale sul tema è l’interrogazione al Ministro Bonafede proposta dall'onorevole Cosimo Ferri (Iv), ex sottosegretario di Stato alla Giustizia, in cui si chiede a Via Arenula di  «indicare una modalità alternativa con la quale espletare l'esame da avvocato 2020/2021», che dovrebbe essere discussa alla camera in settimana.

 

 

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