Professione e Mercato

Commercialisti, esame di Stato fermo a metà -L’area sanitaria chiede il tirocinio abilitante

di Antonello Cherchi e Valeria Uva

Non solo gli avvocati. Anche altri giovani aspiranti professionisti temono un impatto pesante della pandemia sul percorso di abilitazione. Così ad esempio c’è chi, come i praticanti commercialisti della sessione 2019, si sono dovuti in qualche caso fermare a metà percorso e chi, come i giovani laureati di alcune professioni sanitarie come farmacisti, psicologi e biologi, questo percorso vorrebbero accelerarlo. Al riparo, per ora, gli aspiranti consulenti del lavoro, la cui unica sessione si svolge a settembre e non ha ancora subito restrizioni.

I commercialisti

«Ci risultano qui e là situazioni in cui la sessione autunnale 2019 si è fermata per il lockdown prima della terza prova - spiega Matteo De Lise, presidente dei giovani commercialisti di Ungdcec - e abbiamo chiesto al ministero di farci capire come l’esame possa riprendere».

Per quanto riguarda il 2020, la categoria rientra tra le tante per le quali la prima sessione del 16 giugno è stata rinviata di un mese (con la possibilità di iscriversi entro il 22 giugno). In più il decreto legge Scuola ha previsto modalità di svolgimento a distanza, regolamentate dal Dm 57/2020. Di fatto l’esame consisterà in un’unica prova orale da remoto che verterà - dice il Dm - « su tutte le materie previste dalle specifiche normative di riferimento». In pratica una superprova che dovrà “riassumere” i contenuti delle quattro precedenti. «Il rischio è che sia svolta in modo diverso da università a università - avverte De Lise - per questo abbiamo chiesto linee guida nazionali».

Le altre professioni

Nella stessa situazione ci sono molte altre categorie (l’elenco nella scheda qui sotto), le quali a luglio saranno esaminate con un orale a distanza, al posto di esercitazioni pratiche. Come per gli architetti, per i quali tradizionalmente lo scritto consiste in un progetto: «Auspico che la dimensione progettuale possa essere comunque indagata - rileva Paolo Malara, membro del Consiglio nazionale architetti (Cnappc) - e per questo la conferenza dei presidi di architettura dovrà dare indirizzi uniformi». In generale, solo chi ha svolto il tirocinio (facoltativo) può “saltare” la prova pratica. Una prassi che si sta diffondendo. Ad esempio l’Ordine di Milano, dopo un protocollo con il Politecnico, ha ora aperto la “call” per chi è alla ricerca dei tirocinanti.

Ancora più in allarme i neolaureati dell’area sanitaria. Psicologi, farmacisti e biologi hanno dato vita a un comitato su Facebook («Proposte per riforma esame di Stato») e a una manifestazione la scorsa settimana a Roma «per essere equiparati ai laureati in medicina i quali hanno ottenuto il tirocinio professionale abilitante», spiega una delle promotrici, Monica Caccia. Il riferimento è al decreto Cura Italia che nell’emergenza Covid ha permesso agli aspiranti medici di “saltare” l’esame. Un traguardo che per molti non deve essere temporaneo: «Cogliamo questa occasione per abolire del tutto l’esame di Stato, di fatto una replica del percorso di studi che dilata l’accesso al mondo del lavoro - lamenta Enrico Gulluni, coordinatore del sindacato studentesco Udu - che va sostituito con il tirocinio professionale abilitante».

Scheda “appello unico”

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