Professione e Mercato

Cig, è corsa all’aiuto in più assicurato da Ebipro per i dipendenti degli studi legali, notarili e odontoiatrici

di Flavia Landolfi

L’onda della crisi non ha risparmiato nessuno. Nemmeno quelle professioni che a torto o a ragione sono percepite più al riparo dai terremoti economici. Messi alle corde prima dal lockdown e dopo dai contraccolpi di una ripresa ancora incerta, gli studi professionali hanno aperto l’ombrello con il ricorso alla cassa integrazione per i propri dipendenti, che in Italia costituiscono un piccolo esercito di più di un milione di lavoratori.

I dati Ebipro
Il fenomeno si legge in controluce dai dati messi in fila da Ebipro, l’ente bilaterale per gli studi costituito dalle parti sociali del settore (tra cui Confprofessioni) che interviene in quelle realtà che applicano il contratto collettivo nazionale degli studi professionali. L’ente ha ricevuto un numero eccezionale di domande - di gran lunga superiore all’anno scorso - per la misura di sostegno al reddito, un gettone una tantum di 250 euro accordato, attraverso il titolare dello studio, al lavoratore in cassa integrazione Inps.

Sui 220mila dipendenti iscritti all’ente bilaterale sono state presentate a autorizzate più di 14mila domande da parte dei titolari a favore di 40.905 lavoratori assunti negli studi, per quasi 11 milioni di risorse. In sostanza quasi un quinto della forza lavoro impiegata negli ambulatori medici e negli uffici dei professionisti che applicano il contratto di lavoro degli studi. Numeri parziali, ma comunque rappresentativi del milione di addetti che lavorano a fianco dei professionisti per i quali si ipotizza un 60% di ricorso alla Cig. Per Ebipro la tendenza eccezionale ha comportato un raddoppio a oltre 10 milioni della dotazione iniziale di 5 e la chiusura dello sportello il 22 giugno con “tutto esaurito”.

A sorpresa, la misura ha visto tra i maggiori beneficiari anche i dipendenti degli studi professionali tradizionalmente considerati più solidi. Dopo i dentisti, con 4.978 domande dei datori di lavoro per 13.153 dipendenti, in pole position nella classifica delle richieste ci sono avvocati (2.262 istanze per 3.722 unità di personale), commercialisti (2.162 richieste per 6.277 dipendenti) e perfino i notai (931 istanze per 4.913 lavoratori, in proporzione molti). Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Piemonte le regioni più interessate con rispettivamente 8.725, 6.233, 4.922 e 4.568 dipendenti beneficiari.

La Cig del settore
E qui bisogna fare un passo indietro. La cassa integrazione in deroga per i lavoratori impiegati nelle attività libero-professionali negli studi sotto i 5 dipendenti è una novità Covid. L’ha autorizzata il decreto legge Cura Italia (Dl 18 del 17 marzo 2020). Per gli studi dai 5 dipendenti in su invece l’ammortizzatore è una «vecchia» misura a valere sul Fis (Fondo integrativo salariale in seno all’Inps). Considerando che la massa critica degli studi in Italia viaggia sulle piccole realtà (la dimensione media degli studi è di 2,7 dipendenti) si spiega come mai l’osservatorio di Ebipro nel 2019 aveva ricevuto per la misura di sostegno al reddito solo 84 domande: si trattava degli studi di medie e grandi dimensioni, gli unici allora ad avere diritto agli ammortizzatori sociali.

Fatto questo distinguo, il boom di domande si trascina dietro anche altre ragioni. «Lo strumento di sostegno al reddito ha avuto questi numeri proprio in ragione della particolare situazione di crisi che sta vivendo il nostro settore - dice il presidente Leonardo Pascazio -. E dimostra come il sistema della bilateralità stia funzionando bene, visto anche il numero di nuove iscrizioni tra i dipendenti, circa 7mila, che abbiamo raccolto in tempo di Covid». Anche qui vale la pena precisare che non si tratta di nuove assunzioni negli studi, ma più realisticamente di nuove adesioni al sistema Ebipro. «Il ricorso alla cassa integrazione potrebbe essere stato necessario - prosegue Pascazio - anche per un altro fenomeno che abbiamo avuto modo di osservare: e cioè la richiesta da parte dei lavoratori di proseguire l’attività da casa e dove non era possibile di diminuire l’orario evitando rischi per la propria salute».

L’iter delle domande
Le pratiche con l’erogazione dei 250 euro a favore dei lavoratori cassaintegrati sono state tutte autorizzate e vengono di volta in volta accreditate al datore di lavoro: il meccanismo funziona con la richiesta del bonus da parte del titolare per il proprio dipendente, l’autorizzazione dell’Inps all’ammortizzatore sociale e infine il via libera dell’ente paritetico.

Di solito il datore di lavoro anticipa il bonus nella busta paga del dipendente, ma in questi mesi non sono stati rari i casi in cui i titolari di studio hanno chiesto l’erogazione del denaro prima di procedere con il versamento in busta paga. Per completare tutte le pratiche di versamento ci vorrà ancora qualche tempo: le domande saranno evase comunque entro la fine di quest’anno. Nel frattempo si ragiona sul futuro, a cassa integrazione Covid esaurita e a divieto di licenziamento cessato. «Se non si interverrà con altre misure su questo settore - precisa Pascazio - c’è il rischio che il calo delle ore lavorate si trasformi in licenziamenti».

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