Penale

Coltivazione e detenzione di stupefacenti: No alla convalida dell'arresto in attesa delle indagini di laboratorio

di Patrizia Maciocchi

No alla convalida dell'arresto per chi coltiva marijuana, prima di aver effettuato le analisi di laboratorio, anche se l'ipotesi di accusa è di uso non esclusivamente personale. È, infatti, possibile la denuncia a piede libero se la sostanza è stata sequestrata e non c'è dunque pericolo di dispersione né di cessione a terzi. La Corte di cassazione, con la sentenza 17838, respinge il ricorso del Pubblico ministero contro la scelta di non convalidare l'arresto, fatto dalla polizia giudiziaria, e disporre i domiciliari.

L'arresto dell'indagato era scattato all'esito di un perquisizione domiciliare, con l'accusa di detenzione e coltivazione illecita di 635 grammi di marijuana, suddivisa in involucri, oltre 135 grammi di inflorescenze e 350 piantine, presumibilmente destinate ad essere cedute. Il giudice riteneva di non convalidare la misura restrittiva adottata sulla base di un sospetto sulla qualità illecita delle piante e del loro possibile prodotto, considerando sufficiente una misura cautelare reale in attesa delle indagini tecniche. Una decisione non condivisa dalla pubblica accusa. Per il Pm c'erano tutti gli elementi, seri e obiettivi, per considerare obbligatorio l'arresto: detenzione di marijuana e coltivazione non autorizzata di cannabis. La contestazione riguardava inoltre la detenzione di sostanza stupefacente, già essiccata e impacchettata, e di inflorescenze che, pur se considerate diretta derivazione delle precedenti coltivazioni, confermavano la complessiva illiceità, vista la destinazione, almeno parziale a terzi, dimostrata dal frazionamento e dal confezionamento.

La Cassazione non è d'accordo. Anche considerando pacifica la coltivazione e la suddivisione in pacchetti, i giudici di legittimità valorizzano il fatto che l'indagato avesse mostrato ai carabinieri i documenti di acquisto delle sementi e le annotazioni sullo sviluppo delle piante. La denuncia a piede libero, in attesa delle indagini di laboratorio da “incrociare” con i documenti prodotti dalla difesa, non presentava controindicazioni, visto che il tutto era stato posto sotto sequestro.

Corte di cassazione – Sezione VI – Sentenza 10 giugno 2020 n.17838

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