Amministrativo

Emergenza sanitaria, i porti restano chiusi agli sbarchi

di Giuseppe Latour

I porti italiani restano chiusi, a causa dell’emergenza sanitaria in corso. A stabilirlo è stato un decreto della terza sezione del Tar del Lazio, pubblicato ieri (3066/2020), che ha respinto una richiesta di intervento, in via cautelare, avanzata dall’associazione Arci.

La pronuncia del tribunale riguarda il decreto interministeriale datato 7 aprile 2020, con il quale quattro dicasteri (Farnesina, Viminale, Salute e Infrastrutture) hanno stabilito che i porti italiani, in questa difficile fase, non hanno più il requisito di Pos (Place of safety), necessario per consentire lo sbarco dei migranti soccorsi in mare. Quel provvedimento ha, cioè, temporaneamente chiuso i nostri porti.

Il decreto faceva riferimento, più nello specifico, ai casi di soccorsi effettuati da parte di unità navali battenti bandiera straniera al di fuori dell’area Sar italiana, la zona nella quale il nostro paese è tenuto a prestare comunque aiuto.

Il caso tipico è quello delle imbarcazioni di Ong che pattugliano le coste della Libia.

Contro quel provvedimento si è attivata l’associazione Arci alla quale, in attesa del giudizio di merito che dovrà pronunciarsi sulle presunte violazioni delle normative internazionali sul diritto del mare e del diritto di asilo, ieri è arrivata una risposta negativa alla richiesta di sospensione immediata, in sede cautelare.

Per il Tar, considerato il bilanciamento «degli interessi contrapposti tipico della presente fase», non sussistono «i requisiti di estrema gravità ed urgenza», essenziali per la sospensione, poiché «l’atto impugnato è motivato mediante argomentazioni non implausibili circa l’attuale situazione di emergenza da Covid-19».

Secondo il Tar, allora, ha senso parlare di impossibilità di fornire un luogo sicuro, «senza compromettere la funzionalità delle strutture nazionali sanitarie, logistiche e di sicurezza dedicate al contenimento della diffusione del contagio e di assistenza e cura ai pazienti Covid-19».

E bisogna anche tenere presente che, per i giudici, «resta comunque fermo l’obbligo di garantire assistenza alle persone eventualmente soccorse in mare, assicurando l’assenza di minaccia per le loro vite». L’intervento del Governo - va ricordato - era nato subito dopo il caso della Alan Kurdi, l’imbarcazione della Ong tedesca Sea-Eye che a inizio aprile aveva soccorso 146 migranti davanti alle coste libiche, dirigendosi poi verso le acque italiane. L’udienza collegiale sul decreto, dopo la pronuncia cautelare, è già fissata per il prossimo 20 maggio.

Tar Lazio – Sezione III – Ordinanza 23 aprile 2020 n.2855

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