Lavoro

Il Fondo Nuove Competenze: una buona idea per i nuovi fabbisogni delle aziende

La costituzione del Fondo Nuove Competenze, prevista dal c.d. Decreto Rilancio lo scorso maggio e reso operativo nelle scorse settimane con il decreto interministeriale del 9 ottobre 2020 e la determinazione ANPAL del 4 novembre 2020, ha la finalità proprio di accompagnare i datori di lavoro nel raggiungimento di quest'ultimo obiettivo.

di Marcella De Trizio e Luca Mariani *


L'emergenza epidemiologica ha - se possibile - ancor più accelerato la necessità delle aziende di introdurre, in tempi estremamente rapidi, innovazioni tecnologiche, di processo, di prodotto o nuovi servizi, con un impatto significativo sulle competenze e sui numeri delle risorse umane.

Se sotto il profilo numerico, quindi, il Governo era comunque già intervenuto a supporto delle aziende facilitando l'accesso agli ammortizzatori sociali, ideando un regime di flessibilità operativa attraverso appositi permessi e promuovendo il lavoro remoto nonché finanziando in parte gli imprenditori costretti alla chiusura totale o parziale delle attività, ora il Legislatore è intervenuto anche sotto il profilo qualitativo dando corpo al Fondo Nuove Competenze che pare la risposta - quantomai efficace - per puntare ad una ripresa delle attività produttive e di erogazione dei servizi attraverso la valorizzazione del capitale umano.

La costituzione del Fondo Nuove Competenze, prevista dal c.d. Decreto Rilancio lo scorso maggio e reso operativo nelle scorse settimane con il decreto interministeriale del 9 ottobre 2020 e la determinazione ANPAL del 4 novembre 2020, ha la finalità proprio di accompagnare i datori di lavoro nel raggiungimento di quest'ultimo obiettivo.

Il Fondo Nuove Competenze consente lo svolgimento di un progetto formativo volto a (ri)qualificare i lavoratori sul piano professionale e ad agevolare i processi sia di transizione a nuovi modelli organizzativi e produttivi dell'impresa, che di ricollocazione del lavoratore in altre realtà e contesti lavorativi.

Iniziativa questa tanto concreta quanto contestuale che costituisce un vero e proprio "strumento di sviluppo" prezioso in un periodo in cui le aziende debbono cambiare e i necessitano.

Per accedere al Fondo, Azienda e Organizzazioni Sindacali, dovranno sottoscrivere specifiche intese di rimodulazione dell'orario di lavoro, per cui parte dell'orario stesso viene destinato a percorsi formativi, con copertura dei costi retributivi e contributivi. Tra le poche ulteriori condizioni richieste dalla normativa si può menzionare anche il possesso del DURC e la circostanza di non aver ricevuto per il costo del lavoro delle stesse ore altri finanziamenti pubblici.

Le intese dovranno essere sottoscritte a livello aziendale o territoriale – allo stato - entro fine anno dovendo esplicitare i progetti formativi, il numero dei lavoratori coinvolti nell'intervento, il numero di ore dell'orario di lavoro da destinare a percorsi per lo sviluppo delle competenze, nei casi di erogazione della formazione da parte dell'impresa, la dimostrazione del possesso dei requisiti tecnici, fisici e professionali di capacità formativa per lo svolgimento del progetto stesso, i fabbisogni del datore di lavoro in termini di nuove o maggiori competenze, conseguenti ad innovazioni (organizzative, tecnologiche, di processo di prodotto) o a servizi insorti rispetto alla nuove esigenze produttive dell'impresa.

Con le modifiche introdotte al Dl 34/2020 dal c.d. Decreto Agosto è stata inoltre prevista la possibilità di prevedere negli accordi lo sviluppo di competenze finalizzate ad incrementare l'occupabilità del lavoratore, anche al fine di promuovere processi di mobilità e ricollocazione in altre realtà lavorative.

La misura, quindi, può intervenire a supporto delle aziende anche per far fronte ai nuovi fabbisogni di tipo organizzativo che sono insorti in relazione all'emergenza e a cui le aziende hanno potuto sino ad ora fare fronte solo con il ricorso alla cassa integrazione, senza alcun obbligo di formazione o di riqualificazione del personale.

L'accesso al Fondo, quindi può costituire una valida alternativa agli ammortizzatori sociali oltre che uno strumento ad essa complementare poiché può combinare la necessità contrarre il costo del lavoro e il conseguente surplus di manodopera oltre che con la riduzione della prestazione anche con la formazione finanziata. Tuttavia, sotto tale profilo sorgono le prime perplessità; ed infatti, pur se le vigenti disposizioni di legge e la citata determinazione ANPAL non contengono alcuna preclusione al contestuale ricorso a CIG e fondo nuove competenze, con modalità alquanto irrituali l'ANPAL (a mezzo di risposta a FAQ n. 10 pubblicata sul proprio sito istituzionale) arriva ad affermare che

-i in CIG non possono essere interessati contemporaneamente dalla cassa e dall'intervento del Fondo, in quanto per accedere al secondo strumento devono aver terminato il periodo di cassaintegrazione anche il giorno prima e, quindi

- accesso a Fondo e fruizione di trattamenti di sostegno al reddito sono compatibili a condizione che non riguardino lo stesso lavoratore.

Tale "chiarimenti", ad avviso di chi scrive ed in ragione della finalità del Fondo non possono che essere interpretati nel senso che nel corso della medesima giornata/settimana il medesimo lavoratore non possa essere interessato dall'intervento dei due diversi strumenti, potendo (e dovendo) tuttavia essere invece legittimo che, pur nell'ambito di un unico intervento di CIG, il lavoratore in una data settimana possa non essere collocato in CIG e d in vece beneficiare dell'opportunità formativa offerta dal Fondo.

Ad alimentare ulteriori dubbi, con risposta a FAQ n. 13, l'ANPAL "tratta" separatamente il tema del contratto di solidarietà (dimenticando che non è strumento differente dalla CIGS, ma casuale stessa della CIGS) affermando che, in caso di preesistenza di un CDS, l'accesso al Fondo nuove competenze è possibile solo per quei lavoratori che non sono interessati dal CDS stesso.

Non riconoscere la possibilità di combinare effettivamente il ricorso al Fondo con l ricorso agli ammortizzatori sociali, nel contingente panorama economico e sociale italiano in cui molte imprese non possono rinunciare al ricorso degli ammortizzatori sociali ridurrebbe – e di molto – le potenzialità del stesso – rendendolo nei fatti un strumento non percorribile per coloro che si trovano effettivamente nella necessita di riqualificare i propri lavoratori al fine di ridurre in tutto od in parte potenziali dichiarazioni di esubero. Sul punto, si attendono necessariamente ulteriori chiarimenti che consentano di fugare ogni dubbio in proposito.

Per vero l'idea di introdurre una misura operativa e di aiuto tangibile per l'occupazione e la rioccupazione dei lavoratori in periodi di crisi come la formazione "on the job" non è nuova (per tutte si ricorda in ultimo la Legge 102/09), ma nel caso specie v'è, tuttavia, da chiedersi quale sia il motivo per cui l'accesso al fondo debba essere consentito con una tempistica così stringente: la problematica si fa, poi, ancora più seria se si pensa che le disposizioni attuative sono state emanate a meno di due mesi dalla scadenza del termine per l'accesso e che, in un arco di tempo così breve, difficilmente le aziende potranno completare tutto l'iter necessario per accedere al fondo.

Traspare quindi ancora la critica nei confronti di un Legislatore capace ma che di fatto vanifica in parte i suoi sforzi impedendo alle aziende una degli elementi fondanti del "fare impresa": la programmazione.

Sarebbe, quindi, auspicabile non solo una proroga dei termini per l'accesso al fondo stesso, ma addirittura una riflessione sulla necessità di rendere tale "invenzione" strutturale nel nostro sistema, anche per valorizzare la funzione degli ammortizzatori sociali che negli ultimi periodi hanno perso la connotazione di strumento di sviluppo per cui erano nati.

In questo senso, peraltro, il Ministro Catalfo si è espressa proprio nella giornata di ieri riguardo una volontà di proroga della finestra temporale di accesso durante tutto il 2021 e ancora più auspicabilmente sulla volontà di un rifinanziamento del Fondo che in tempi di crisi occupazionale è un rimedio ideale per la sua dinamicità.

a cura di di Marcella De Trizio e Luca Mariani , Arlati - ArlatiGhislandi

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