Civile

Arbitrato: cresce l’appeal, ma resta il nodo dei costi e della trasparenza

di Elena Pasquini

L’arbitrato conquista i legali delle grandi imprese italiane per rapidità e semplificazione delle procedure. Il segno del cambiamento di passo è nella prima indagine sull’arbitrato commerciale condotta tra gennaio e giugno 2020 dalla Camera Arbitrale di Milano con LegalCommunity e il supporto di Dentons e che è stata presentata ieri presso la sede meneghina della Camera arbitrale.

L'INDAGINE - LA TABELLA DEI VANTAGGI PERCEPITI

Sono 133 i general e legal counsel che hanno partecipato alla survey, per l’81% afferenti ad aziende con oltre 250 dipendenti e un fatturato annuo superiore a 50 milioni di euro: con il loro contributo è stato realizzato un quadro dell’istituto in Italia e dei desiderata per il futuro, anche in considerazione della preponderanza dell’utilizzo in campo internazionale rispetto a quello domestico. Il 41% degli intervistati è stato, infatti, coinvolto nell’ultimo quinquennio almeno una volta in un arbitrato internazionale.
Nei prossimi tre anni, otto su dieci in questo panel dichiara che inserirà la clausola arbitrale nei contratti. Molteplici i motivi, a cominciare dalla maggiore rapidità del procedimento rispetto ai tempi della giustizia ordinaria per passare alla possibilità di scegliere gli arbitri. Meglio se in collegio per ridurre il rischio di decisioni sbagliate e aumentare la qualità del lodo, tanto più se il collegio ha una composizione eterogenea. La diversità – di genere come che di età e di cultura – per il 66,6% degli intervistati aumenta la qualità mentre solo il 14% ritiene importante questo elemento in relazione alla particolarità del caso.

Apprezzato dai legali d’azienda è anche la confidenzialità e la tutela della privacy rispetto al giudizio ordinario anche se, dall’esperienza delle imprese intervistate, l’utilizzo dei diversi strumenti per risolvere le controversie è molto equilibrato. Prevale ancora il ricorso alla giustizia ordinaria, seguita dalla negoziazione e, subito dopo, arbitrato, la mediazione arbitrato (clausola multistep) e la mediazione.

Come si sceglie - Più di un’impresa su tre ha una policy aziendale generale, non vincolante, a cui fa riferimento rispetto alla risoluzione delle controversie ma la quota preponderante (il 37%) non ha linee guida.  La scelta dell’inserimento della clausola arbitrale è quasi totalmente appannaggio del dipartimento Affari Legali che, in genere, preferisce ricorrere a una clausola standard; oltre un terzo ricorre a clausole standard elaborate da un’istituzione arbitrale mentre il 29% preferisce ricorrere a clausole su misura redatte di volta in volta. A fare la differenza è spesso la tipologia del contratto da sottoscrivere: la clausola “piace” nei contratti con i clienti, meno per quelli con i fornitori, i subappaltatori e i partner commerciali. Irrilevante, per il 74% delle imprese intervistate, il valore del contratto mentre il 10,3% indica come soglia di riferimento il valore di 2,5 milioni di euro come valore del contratto.

Tipologia di arbitrato – Il preferito è l’arbitrato amministrato (47%) anche se 4 intervistati su 10 scelgono di volta in volta in base al caso specifico della controversia. Solo l’11% opta per un arbitrato ad hoc. Zero assoluto per l’arbitrato secondo il Regolamento UNCITRAL (Commissione per le Nazioni Unite per il diritto commerciale internazionale).

La prevedibilità e la trasparenza delle norme sono le due caratteristiche che fanno scegliere con maggiore prevalenza l’arbitrato amministrato, regolato dall’articolo 832 del codice di procedura civile. Anche per una questione di prevedibilità di costi e spese, determinate preventivamente dalle istituzioni arbitrali avvalendosi di un tariffario proprio che tiene in conto gli onorari dell’istituzione, dell’arbitro unico e del collegio arbitrale e delle spese amministrative.

I vulnus dell’istituto – Proprio i costi sono infatti tra i punti deboli dell’arbitrato. Per aumentarne l’appetibilità è diffusa l’idea che sarebbe necessario garantire una prevedibilità delle spese a carico dell’azienda durante la procedura. Tra i miglioramenti auspicati, però, rientra anche la possibilità di disporre di un albo/elenco degli arbitri, di pari passo con l’aumento della trasparenza in materia di nomine dell’istituzione e delle decisioni su indipendenza e ricusazione.

I miglioramenti auspicabili - Lo strumento viene avvertito come valido e probabilmente capace di rispondere rapidamente alle esigenze dettate dagli ultimi mesi. Non da ultimo dal punto di vista tecnologico, con videoconferenze in sale di udienza virtuali e l’archiviazione online e centralizzata di tutta la documentazione relativa al caso, richieste a gran voce dagli intervistati. I general counsel ritengono inoltre, confermando le opinioni diffuse tra gli addetti ai lavori, che l’arbitrato potrebbe essere più attrattivo se fosse in grado di limitare la produzione documentale e restringere i termini per il deposito delle memorie. In più, proprio per ovviare a uno dei limiti dell’istituto, sarebbe utile prevedere meccanismi affinché gli arbitri potessero definire in maniera sommaria le domande temerarie o prive di fondamento. Gradita sarebbe l’organizzazione obbligatoria di una “management conference” per la definizione del calendario della procedura.

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