Professione e Mercato

Le SICAF, strumento a servizio dello sviluppo del Paese

Le SICAF sono uno strumento flessibile e caratterizzato, rispetto ai comuni fondi istituiti in forma contrattuale, da una modulabile corporate governance

di Pietro Massimo Marangio*


L'emergenza sanitaria dell'ultimo anno ha determinato in Italia una severa crisi economica. L'industria del risparmio gestito può fare la sua parte nell'uscita dalla crisi e nella ricostruzione del tessuto economico. Nell'attuale contesto macroeconomico, infatti, benché i tassi d'interesse siano molto bassi, il lockdown richiede in ogni caso che, a complemento dell'intermediazione creditizia tradizionale, tutte le risorse rese disponibili dagli strumenti di finanza alternativa possano giungere, efficacemente e rapidamente, al maggior numero possibile di imprese attive nell'economia reale.

Il Recovery Plan fungerà da catalizzatore di risorse finanziarie comunitarie ed è auspicabile (e probabile) che si crei un ecosistema propizio per la ripresa che attiri investitori, istituzionali e privati, sia italiani sia internazionali.

Su questo sfondo, le SICAF possono rappresentare uno dei veicoli più adatti per intercettare capitali pazienti e costituire joint-ventures di investimento in forma societaria, sia per la realizzazione di grandi progetti infrastrutturali o immobiliari, sia per iniziative di private equity a sostegno delle Pmi oggi in sofferenza.

L'acronimo SICAF indica le "Società d'Investimento a Capitale Fisso": si tratta di veicoli di investimento introdotti nel Testo Unico dell'Intermediazione Finanziaria alla fine del 2014, con il recepimento della Direttiva sui gestori di fondi alternativi n. 2011/61/UE (cd. AIFMD) appartenenti alla categoria dei fondi comuni d'investimento alternativi (FIA), costituiti in forma di società per azioni e non in forma contrattuale. Le SICAF, dunque, partecipano di una doppia natura: quella degli organismi d'investimento collettivo del risparmio (OICR) e quella delle società di capitali. Ad oggi sono attive in Italia e iscritte all'Albo della Banca d'Italia, 42 SICAF, in maggior parte riservate a investitori professionali.

A differenza dei fondi comuni istituiti in forma contrattuale e riservati agli investitori professionali, le SICAF, che necessitano sempre di preventiva autorizzazione da parte della Banca d'Italia (sentita la CONSOB) sono dotate di personalità giuridica e costituiscono intermediari finanziari vigilati. I documenti costitutivi delle SICAF sono quelli tipici delle società, vale a dire statuto e atto costitutivo.

Mentre nei fondi comuni tutti gli atti giuridici imputabili agli stessi sono sempre compiuti dal relativo gestore, le SICAF, oltre che eterogestite (e dunque anch'esse gestite da un gestore esterno come i fondi), possono essere altresì autogestite. In tal caso le decisioni di investimento e disinvestimento e la gestione dei relativi rischi sono assunte direttamente dal loro organo amministrativo (tipicamente, il CdA). Le SICAF autogestite, dunque, oltre ad essere, come già rilevato, intermediari finanziari, sono considerate anche gestori patrimoniali, e, in quanto tali, devono essere anche dotate di alcune essenziali funzioni aziendali di controllo.

Tali funzioni (il risk management, la conformità alle norme, il presidio antiriciclaggio e il controllo interno) possono anche essere affidate in outsourcing a fornitori di servizi specializzati, ma le SICAF (autogestite) devono esercitare sempre una vigilanza efficace sui soggetti delegati e, in ogni caso, la delega non può consentire loro di essere considerate irresponsabili per i danni subiti a causa dei mancati controlli.

Le SICAF (come anche i fondi) possono essere aperte alla sottoscrizione da parte degli investitori retail o essere riservate ai soli investitori professionali. Altra distinzione (che le SICAF autogestite condividono con i gestori comunitari) è quella tra SICAF sottosoglia e SICAF sopra soglia, in base ai volumi di masse gestite e all'eventuale impiego della leva finanziaria. Poi possiamo individuare un'ulteriore differenza (che le SICAF condividono con le loro "cugine" SICAV o Società d'Investimento a Capitale Variabile), vale a dire quella tra SICAF mono-comparto e SICAF multi-comparto. In quest'ultimo caso all'interno di ciascuna SICAF vi sono più patrimoni distinti, che possono essere sottoscritti da diverse categorie di investitori e che possono essere gestiti separatamente. A ciascun comparto è associata l'emissione di diverse categorie di azioni. Infine, in base alla tipologia degli investimenti che effettuano, possiamo distinguere tali società tra SICAF mobiliari e SICAF immobiliari.

Le SICAF sono uno strumento flessibile e caratterizzato, rispetto ai comuni fondi istituiti in forma contrattuale, da una modulabile corporate governance. Proprio per questo ritengo che, nell'attuale contesto finanziario, esse siano destinate ad avere molto successo anche nei prossimi anni, soprattutto nella forma delle SICAF riservate a investitori professionali e, eventualmente, eterogestite da gestori comunitari. Le SICAF potrebbero rappresentare anche l'evoluzione, in forma maggiormente "istituzionalizzata", di iniziative di investimento originariamente meno strutturate, eventualmente lanciate nelle forme dei search fund o dei club deal. Rilevo infine con soddisfazione che negli ultimi tempi sono in corso autorizzazioni di, o si stanno affermando, SICAF autogestite ammesse alla negoziazione sull'AIM o che aspirano alla quotazione sul mercato Euronext e che, anche nelle forme di ELTIF e/o di PIR, hanno le capacità di intercettare i capitali privati e indirizzarli verso le migliori risorse imprenditoriali dell'economia reale e i progetti più innovativi, per disegnare il futuro di un Paese meno bancocentrico e con un mercato dei capitali finalmente più efficiente e sviluppato.

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*A cura dell'avv. Pietro Massimo Marangio , Studio Gentili & Partners

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