Lavoro

Cassa Forense, Luciano: nella legge di Bilancio risorse insufficienti per l'esonero dei contributi

In un forum online sulla Previdenza, il Presidente esprime le proprie preoccupazioni sulla capienza della misura

Il Fondo per l'esonero dei contributi previdenziali per autonomi e professionisti, previsto dalla legge di Bilancio, e che ha una dotazione di 1.000 milioni di euro per il 2021, potrebbe essere insufficiente per l'intera platea degli aventi diritto. Questa le preoccupazione espressa ieri dal Presidente di Cassa forense, Nunzio Luciano, nel corso di un forum online sulle Prospettive di riforma delle Previdenza dei legali, organizzato dall'Associazione nazionale dei giovani avvocati. Anche se, aggiunge: "La norma è corretta e ben ha fatto il Governo ad elaborarla per venire incontro ai colleghi più deboli". Mentre sulla riforma del sistema previdenziale, sono al lavoro due Commissioni diverse ed entro l'anno si deciderà se passare o meno al contributivo.

"Il Ministero del Lavoro - ha affermato Luciano - in questi giorni sta chiedendo all'Adepp (l'Associazione enti previdenziali privati) i dati sui professionisti potenzialmente interessati, invertendo il rapporto, prima si sarebbe dovuto chiedere alle Casse la platea dei soggetti e poi definire la somma da erogare". "La mia preoccupazione - prosegue - è che la somma stanziata di 1miliardo potrebbe anche essere completamente insufficiente".

"Abbiamo fatto un rapido calcolo durante il Consiglio di amministrazione: su questo miliardo, 500-600 milioni potrebbero essere destinati alla Gestione separata Inps, e allora alle Casse rimarrebbero circa 400 milioni". "Ora - continua Luciano - se gli avvocati utilizzassero 250 milioni perché la platea potrebbe essere di circa 100mila soggetti, il risultato sarebbe che ai legali da soli servirebbe oltre la metà dell'importo destinato a tutte le Casse private".

Il presidente premette che si tratta di un "calcolo a spanne" e che ancora non si conoscono "con certezza" i numeri, ma poi ribadisce che "la somma potrebbe essere del tutto insufficiente".

E non è il solo problema. Il decreto attuativo, che il Ministero del Lavoro deve emanare entro 60 giorni di concerto con l'Economia, infatti dovrà stabilire anche come verranno erogate le somme e qui c'è un altro snodo importante. "Se è vero – prosegue Luciano - che l'iscritto comunque non sarà tenuto a pagare, tuttavia se lo Stato poi non eroga velocemente gli importi alla Cassa, l'Istituto non riesce a investire per pagare le pensioni future, ogni anno - ricorda - paghiamo più di 20mila pensioni".

"Fra l'altro – osserva - l'esonero è previsto per i soggetti che hanno un reddito al di sotto dei 50mila euro e che nel raffronto col 2019 hanno perso 1/3 del reddito. E allora mi chiedo quelli che hanno dichiarato "zero" nel 2019 e "zero" nel 2020 non hanno riduzioni, sono esclusi?"

Passando poi al ruolo delle Casse in una congiuntura così drammatica, Luciano ricorda che Cassa forense "fa tanta solidarietà", ma "la sua mission rimane pagare le pensioni future: dunque a chi dice che non possiamo pensare così in là nel tempo va ricordato che ognuno di noi ha un ‘salvadanaio' e non è che possiamo andare a prendere i soldi da lì per metterli su misure di welfare che peraltro non dobbiamo fare noi ma lo Stato". "Ed io sono stato il primo a volere il nuovo Regolamento dell'Assistenza ma non dobbiamo fare confusione. Del resto è con i contributi dei soggetti più forti che in un meccanismo di grande solidarietà aiutiamo i deboli".

Sulla riforma di sistema, Luciano ricorda che la Cassa attualmente ha un sistema misto retributivo-contributivo che "garantisce una grande solidarietà". "È vero che la contribuzione minima viene considerata alta – spiega - ma chi la paga in modo costante riesce poi a garantirsi l'adeguatezza della prestazione finale. Se versa sempre 80 poi prende 100".

Due Commissioni stanno lavorando per capire se è il caso di cambiare il sistema: la prima che si occupa di una riforma di tipo parametrico, la seconda del sistemo contributivo. "Lo scopo – spiega - è anche quello di ridurre il contributo minimo ma va detto che poi si abbassano le prestazioni finali". "Una volta studiati i due sistemi si deciderà quale sia più adatto alla avvocatura e più attento alle problematiche anche con riguardo alle contribuzioni minime. Si arriverà ad una decisione nel primo semestre, comunque non oltre il corrente anno".

"L'obiettivo - conclude - è aiutare i più deboli ma anche agganciare sempre di più la prestazione finale a quanto versato, se poi ci sono soggetti molto deboli dovrà intervenire lo Stato, la pensione minima non può essere sganciata dai contributi versati".

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