Comunitario e Internazionale

Aiuti di Stato, Commissione Ue competente sull'indennizzo rumeno agli investitori svedesi

Il riconoscimento del diritto alla riparazione è avvenuto quando la Romania era già Stato membro dell'Unione europea

di Paola Rossi

Bruxelles può mettere sotto la lente l'indennizzo di agevolazioni fiscali oggetto di accordo tra due Stati europei deciso con lodo arbitrale dopo l'adesione dello Stato membro obbligato al pagamento. E anche se il regime da cui deriva il riconoscimento delle somme sia stato implementato e cancellato prima di tale adesione.

Così la sentenza sulla causa causa C-638/19 P (Commissione contro European Food e altri) pronunciata dalla Grande Sezione della Cgue annulla la decisione del Tribunale Ue per aver dichiarato l'incompetenza della Commissione europea che aveva bocciato l'indennizzo da parte della Romania degli investitori svedesi giudicandolo una forma di aiuti di Stato illegittima.

L'indennizzo era la conseguenza del venir meno di una della clausola del trattato tra Svezia e Romania, concluso prima che quest'ultima entrasse nella Ue, che prevedeva il riconoscimento di agevolazioni fiscali agli investitori svedesi. Regime, appunto poi cancellato - e sempre prima dell'ingresso della Romania nella Ue - con il conseguente indennizzo fissato dal collegio arbitrale come previsto dall'accordo. Le somme riparatrici venivano però erogate dopo che la Romania era già uno Stato membro dell'Unione . Circostanza temporale da cui deriva, secondo la Grande sezione, la competenza della Commissione europea a giudicare in termini concorrenziali l'effetto di tale erogazione stabilita con il lodo arbitrale. Ma i ricorrenti svedesi contestavano davanti al Tribunale Ue la competenza di Bruvìxelles in quanto il caso riguardava il ristoro di danni formatisi in epoca anteriore all'adesione della Romania.

Infatti, ciò che fonda la competenza di Bruxelles è la circostanza che il diritto in base al quale si ottengono risorse statali diventi certo dopo l'avvenuto ingresso nella Ue. Tale certezza - nel caso in esame - si è concretizzata alla data del lodo arbitrale che riconosce l'indennizzo, successiva all'adesione alla Ue della Romania.

La competenza dell'esecutivo comunitario nel suo ruolo di Antitrust europeo è sussistente se la vicenda materiale del riconoscimento di risorse da parte di uno Stato membro avviene dopo il suo ingresso nell'Unione. E tale competenza non sarebbe venuta meno neanche se il collegio arbitrale avesse dichiarato l'illegittimità dell'abrogazione del regime fiscale di favore legato al trattato concluso per assicurare agli investitori dei due Paesi un trattamento equo. Ciò che rileva, dice la Cgue, è che la misura di aiuto è stata tuttavia concessa dopo che la Romania era già Paese Ue. Infine, fa rilevare la Cgue, che il lodo arbitrale non può incidere sulla corretta applicazione delle norme Ue in quanto demandata agli organi giurisdizionali degli Stati membri in base ai Trattati.

Il Tbi
Al centro della vicenda l'accordo dell 29 maggio 2002 tra Regno di Svezia e Romania per la conclusione del trattato bilaterale di investimento per la promozione e la reciproca protezione degli investimenti. Il Tbi imponeva a ciascuna parte contraente di garantire in qualsiasi momento un trattamento giusto ed equo agli investimenti degli investitori della controparte. E le controversie tra gli investitori e i Paesi firmatari era deciso che fossero affidate a un tribunale arbitrale.
Nel 2005, nell'ambito dei negoziati di adesione della Romania all'Unione (avvenuta il 1° gennaio 2007), il governo rumeno ha abrogato un regime nazionale di incentivi fiscali a favore di taluni investitori di regioni svantaggiate. E alcuni investitori svedesi ritennero la Romania avesse violato il proprio obbligo di garantire un trattamento giusto ed equo ai loro investimenti e invocarono la costituzione di un tribunale arbitrale, al fine di ottenere il risarcimento del danno. Il lodo arbitrale adottato nel 2013 condannava la Romania a pagare agli investitori svedesi circa 178 milioni di euro.
Nonostante diversi avvertimenti da parte della Commissione europea quanto alla necessità di rispettare, in tale pratica, le norme e le procedure applicabili in materia di aiuti di Stato, le autorità rumene hanno versato il risarcimento concesso dal tribunale arbitrale a favore degli investitori svedesi. Il 30 marzo 2015 la Commissione ha qualificato il versamento di tale indennizzo come aiuto di Stato incompatibile con il mercato interno, vietandone l'esecuzione e ordinando il recupero delle somme già versate. Contro tale decisione gli stessi investitori ricorrevano al Tribunale Ue che l'annullava affermando che la Commissione aveva applicato retroattivamente le proprie competenze a fatti anteriori all'adesione della Romania all'Unione il 1° gennaio 2007.

Il Tribunale riteneva che l'aiuto di Stato nella forma di indennizzo fosse stato concesso al momento dell'abrogazione del regime fiscale oggetto del Tbi e non al momento del riconoscimento del diritto a ottenerlo che, come detto, è avvenuto solo nel 2013. Quando la competenza della Commissione era pienamente operativa nei confronti della Romania.

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