Giustizia

Cartabia: riforma della Giustizia votata da tutta la maggioranza

La riforma, ha detto la Guardasigilli, è frutto di una "mediazione" in cui ogni forza ha dovuto rinunciare a qualcosa

di Francesco Machina Grifeo

A poche ora dall'incontro di oggi tra il presidente del Consiglio Mario Draghi ed il nuovo leader in pectore dei 5 Stelle, Giuseppe Conte, che avrà come tema caldo proprio la riforma della Giustizia, la Ministra Guardasigilli Marta Cartabia,intervenendo a Firenze al convegno "Efficienza, celerità, qualità, gli obiettivi della riforma dell'Ufficio del processo", ci ha tenuto a "precisare" due aspetti che sono stati "oscurati dal dibattito convulso di questi giorni".

"Quella che attualmente è all'esame del Parlamento – ha detto Cartabia - è una riforma approvata dall'intero governo dopo mesi di dialoghi, di confronti a 360 gradi e di lunghe e pazienti trattative e mediazioni a cui hanno partecipato e dato il loro contributo tutti i protagonisti politici della maggioranza, nessuno escluso". "E tutti – ha proseguito - lo hanno approvato nel Consiglio dei Ministri, fatti salvi i necessari aggiustamenti tecnici. Il testo approvato non coincide con la proposta originaria".

"Se proprio dobbiamo ricorrere a degli slogan – ha aggiunto -, più che di ‘riforma Cartabia' potremmo parlare di ‘mediazione Cartabia' ed è frutto di una responsabilità condivisa. Ciascuno dei partiti della maggioranza ha dato il suo contributo". "Ciascuno ha adeguato la sua posizione dove necessario. Tutti hanno contribuito e tutti hanno rinunciato a qualcosa, per portare a termine una riforma che è indispensabile – come abbiamo visto – anche per gli impegni assunti in Europa".

Che ricordiamolo sono: la riduzione del 40% dei tempi di definizione del processo nel civile e del 25% nel penale.

In secondo luogo, ha continuato il Ministro "è ovvio che la riduzione dei tempi dei processi non può dipendere solo dalle riforme del rito – penale o civile – né tantomeno dalle regole che governano l'improcedibilità. Ci vogliono risorse e capacità organizzativa".

Ci sono infatti "alcune" Corti di appello che hanno tempi di decisione superiori ai due anni, ma 19 su 29 "già rispettano i tempi previsti", mentre "solo 7 sono le situazioni critiche". Il distretto di Firenze, insieme a Bari e Bologna, è uno dei 3 che registra tempi medi di giudizio di poco al di sopra dei 2 anni. Per l'esattezza, un processo d'appello nel distretto di Firenze dura 745 giorni in media. Cioè 15 giorni in più in media rispetto al termine dei 2 anni.

"Dove ci sono difficoltà – ha continuato - occorrerà intervenire con maggiore intensità con risorse e interventi di organizzazione. Per questo sto visitando una ad una tutte le sedi". Del resto, dopo "anni di tagli", anche la Giustizia "potrà beneficiare di cospicui investimenti".

E l'Ufficio del processo "servirà anche a questo". Ma non basterà: occorrono anche più magistrati, cancellieri, personale tecnico e amministrativo. "Proprio giovedì e venerdì scorso – ha ricordato Cartabia -, si sono tenute le prove per il concorso di magistratura. E in autunno, come ho già anticipato in altre sedi, ci sarà il bando per un ulteriore concorso, per un numero superiore di posti (indicativamente 360): dite ai vostri giovani di farsi trovare pronti: abbiamo bisogno di loro!".

Il "compito" del Ministero infatti è di andare "in soccorso" di ogni distretto in difficoltà, per fare in modo che ovunque i processi si possano concludere nei termini della ragionevole durata stabiliti dalla legge Pinto: cioè, 2 anni per l'appello, 1 in Cassazione.

" Ogni processo che si estingue - ha concluso - è una sconfitta dello Stato. Ma ogni processo che dura oltre la ragionevole durata è un danno tanto per le vittime – in attesa di risposte – quanto per gli imputati, lasciati per anni in un limbo che il più delle volte condiziona l'intera esistenza".

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