Amministrativo

La tendenza sociale alla ‘ludopatia' legittima l'ordinanza di regolazione degli orari delle sale da gioco

Lo ha chiarito il Consiglio di Stato con la sentenza 8237/2022

di Pietro Alessio Palumbo

Con la recente sentenza n. 8237/2022 il Consiglio di Stato ha chiarito che un'ordinanza di regolazione degli orari delle sale da gioco non può considerarsi viziata da deficit di istruttoria o di motivazione soltanto perché il numero dei giocatori ‘ludopatici' non sia in assoluto elevato, giacché ciò che va prioritariamente considerato è la "tendenza" registrata nel periodo considerato, la quale da sola deve indurre in allarme gli enti pubblici preposti alla tutela della salute e può giustificare l'adozione di misure restrittive.

Apertura e orari delle sale da gioco
Le problematiche concernenti la disciplina degli orari di apertura e funzionamento delle sale gioco autorizzate costituiscono un terreno particolarmente sensibile e delicato nel quale confluiscono e devono essere adeguatamente misurati una pluralità di interessi. Sia interessi privati dei gestori delle predette sale che, in quanto titolari di una concessione dell'amministrazione finanziaria e di una specifica autorizzazione di polizia, tendono a perseguire la massimizzazione dei loro profitti per ottenere la remunerazione dei loro investimenti economici attraverso la più ampia durata giornaliera dell'apertura dell'esercizio, invocando i principi costituzionali di libertà di iniziativa economica e di libera concorrenza e il principio dell'affidamento, ingenerato proprio dal rilascio dei titoli, concessorio e autorizzatorio, necessari alla tenuta delle sale da gioco. Sia interessi pubblici e generali, non contenuti in quelli economico-finanziari (tutelati dalla concessione) o relativi alla tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica (tutelati dall'autorizzazione questorile), ma estesi anche alla quiete pubblica (in ragione dei disagi derivanti dalla collocazione delle sale gioco in determinate zone cittadine più o meno densamente abitate a causa del congestionamento del traffico o dell'affollamento dei frequentatori) e alla salute pubblica. Quest'ultima in relazione al pericoloso fenomeno, sempre più evidente, della cosiddetta "ludopatia". Su queste coordinate secondo la Suprema Corte può affermarsi che è del tutto pacifico il potere delle autorità locali di adottare provvedimenti funzionali a regolamentare gli orari delle sale giochi e degli esercizi pubblici in cui sono installate apparecchiature da gioco.

Il principio di proporzionalità
Per altro verso, come è noto il principio di proporzionalità impone all'amministrazione di adottare un provvedimento non eccedente quando è opportuno e necessario per conseguire lo scopo prefissato o tutelato. La limitazione oraria in parola mira a contrastare il fenomeno della ludopatia inteso come quel disturbo psichico che spinge l'individuo a concentrare ogni suo interesse sul gioco, in maniera ossessiva e compulsiva, con ovvie ricadute sul piano della vita familiare e professionale, oltre che con innegabile dispersione del proprio patrimonio personale. Definito il fine avuto di mira il principio di proporzionalità è rispettato se la scelta concreta dell'amministrazione è in potenza capace di conseguire l'obiettivo (idoneità del mezzo) e rappresenta il minor sacrificio possibile per gli interessi privati attinti (stretta necessità), tale comunque da poter essere sostenuto dal destinatario (adeguatezza).
La questione non si pone sul "se" il potere dell'autorità locale esiste ma sul "come" esso
viene o può essere esercitato. La normativa attribuisce il potere per una causa (l'interesse pubblico specifico); questo interesse è modellato dagli elementi del potere, definiti dalla norma (oggetto, soggetto e fine). Il fine ultimo emerge dalla definizione causale del potere il quale affiora dall'indicazione di tutti i suoi elementi, per come sono riflessi nel provvedimento e, soprattutto, nei suoi presupposti di esercizio, nel modo in cui la norma li dispone, dirigendoli verso un fine specifico. E non è un caso che la disciplina generale sul procedimento amministrativo dispone che la pubblica amministrazione persegue i fini determinati dalla legge. Legge che, in questo caso, affida all'autorità locale un potere regolatorio volto all'adozione di determinazioni funzionali ad esigenze di tutela della salute e della quiete pubblica.
Infine sul piano della supponibile lesione del principio costituzionale di eguaglianza la Corte ha ricordato che il parametro dell'uguaglianza non esprime la concettualizzazione di una categoria astratta, staticamente elaborata in funzione di un valore dal quale l'ordinamento non può prescindere, ma definisce l'essenza di un giudizio di relazione che come tale assume un risalto necessariamente dinamico. L'eguaglianza davanti alla legge, quindi, non determina affatto l'obbligo di rendere immutabilmente omologhi fra loro fatti o rapporti che ammettono una gamma di variabili tanto estesa quante sono le imprevedibili situazioni che in concreto possono storicamente ricorrere, ma individua il rapporto che deve funzionalmente correlare la positiva disciplina di quei fatti o rapporti al paradigma del trattamento che ai destinatari di tale disciplina deve essere riservato.

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