Civile

Non impugnabilità dei ruoli, Avvocatura in campo "a tutela dei diritti di difesa"

Cnf e Ocf ma anche Aiga, Movimento Forense e Anf chiedono il ritiro immediato dell'emendamento al Dl Fisco Lavoro

di Francesco Machina Grifeo

Legali sul piede di guerra contro l'emendamento al Dl Fisco-lavoro (n. 146/2021), approvato in sede di conversione in Commissioni Finanze e Lavoro del Senato (art. 6-bis), che stabilisce la non impugnabilità dell'estratto di ruolo, vale a dire il documento dell'Agenzia delle entrate-Riscossione con il dettaglio delle cartelle esattoriali. Una levata di scudi compatta di tutte le Associazioni e del Cnf che ricorda quella di un paio di settimana fa sulla tagliola relativa al "contributo unificato".

Con una nota congiunta, indirizzata ai Presidenti del Senato e delle Commissioni Lavoro e Finanze, il Consiglio Nazionale Forense e l'Organismo Congressuale Forense esprimono "preoccupazione" e "fermo dissenso" in ordine alle "limitazioni della tutela giurisdizionale ed in particolare della impugnabilità". "Con questa modifica affermano il coordinatore Ocf, Giovanni Malinconico e la presidente del Cnf Maria Masi - in realtà si snaturano anche gli effetti della giurisprudenza". Il riferimento è alla decisione della Cassazione a Sezioni Unite (n. 19074/2015) che consente al contribuente che non ha ricevuto la notifica della cartella di pagamento di tutelarsi anche quando ne viene a conoscenza presso gli uffici della riscossione.

"Lo snellimento dell'attività amministrativa e di riscossione o la dichiarata azione di contrasto avverso cause pretestuose – incalzano Malinconico e Masi - non può avvenire a danno della tutela dei diritti di difesa garantiti dall'art. 24 della Costituzione". Infine, la formulazione della norma sarebbe tecnicamente criticabile "anche in relazione all'art. 19 comma III Dlgs n. 546/1992".

In mattinata era intervenuta anche l'Aiga per esprimere "profonda contrarietà" dell'emendamento che, così come per l'Equo Compenso, individua per l'Agenzia delle Entrate-Riscossione "una via privilegiata, tesa a coprire le inefficienze del sistema della riscossione". "Di fatto – scrive l'Associazione - verrà esclusa la possibilità per il contribuente - che lamenti l'omessa o l'invalida notifica o la sopravvenuta prescrizione - di adire il giudice tributario per l'impugnazione dei ruoli dei quali è venuto a conoscenza a mezzo del rilascio del c.d. estratto di ruolo". Questa possibilità, proseguono i giovani legali, viene "limitata - in modo evidentemente discriminatorio - a casi solamente sporadici nei quali il cittadino abbia già in essere con la PA dei rapporti che potrebbero essere pregiudicati". "Si tratta - precisa Gabriele De Marco componente Giunta Nazionale - di misura che persegue finalità esclusivamente deflattiva senza tener minimamente conto del diritto di difesa".

Per il Movimento forense siamo davanti a un "inaccettabile corto circuito normativo" a causa del quale "tutti i contribuenti - in sede di impugnazione dell'atto impositivo - saranno tenuti a dimostrare anche la sussistenza di un pregiudizio grave ai fini dell'ammissibilità e della procedibilità". Per il Presidente, Antonino La Lumia e per Maria Chiara Lupo, Responsabile del Dipartimento Giustizia Tributaria, si avrà "l'effetto nefasto di comprimere, per l'ennesima volta, il diritto di difesa dei cittadini". "In questo modo – proseguono -, sta trovando facile ingresso nell'ordinamento una misura che odora di incostituzionalità, tanto da polverizzare anche il risultato di un lungo e annoso dibattito giurisprudenziale, che aveva reso impugnabile autonomamente l'estratto, sanando di fatto i futuri errori dell'Agenzia delle Entrate".

Per Giampaolo Di Marco, Segretario generale A.N.F.: "Così si riduce la possibilità per il cittadino di avere giustizia. Invece di puntare sulla semplificazione e la sburocratizzazione, invece di ridurre la distanza tra il contribuente e le istituzioni, in questo caso l'Agenzia delle entrate e la macchina giudiziaria, si cerca di evitarne l'accesso. Come ha anche giustamente sottolineato il Cnf la stessa formulazione dell'emendamento al decreto Fiscale è 'tecnicamente criticabile' e contrasta con la decisione della Cassazione che tutela il contribuente che non ha ricevuto o non ha ricevuto correttamente la notifica della cartella di pagamento. Il Parlamento deve fare un immediato cambio di rotta".

Per il Coa di Napoli: "Le limitazioni all'azione giudiziaria concretano violazione dell'art 24 della Costituzione sulla intangibilità del diritto di difesa e violazione dell'art. 3 sul principio di uguaglianza tra i cittadini". Il Presidente Tafuri aggiunge: "Molteplici possono essere gli interessi del semplice cittadino ad impugnare, solo a titolo esemplificativo: un cittadino/artigiano/libero professionista non potrebbe chiedere un mutuo per l'acquisto di un immobile perché gli verrebbe negato, così come un finanziamento per un macchinario, un veicolo o un qualsiasi altro bene, né potrebbe avere una licenza commerciale e così via".

Ma si infiamma anche la polemica politica. I senatori di Forza Italia Roberta Toffanin, vicepresidente della Commissione Finanze, e Emilio Floris, capogruppo FI in Commissione Lavoro, affermano: "Abbiamo votato convintamente contro l'emendamento dei relatori. La possibilità di impugnare in maniera diretta il ruolo e la cartella di pagamento viene nettamente circoscritta. Non è in questo modo che si viene incontro alle esigenze dei contribuenti". Parla di "agguato" del Pd "contro famiglie, imprese e italiani e al fianco della Agenzia della Riscossione", Andrea Delmastro, deputato di Fratelli d'Italia. "In piena pandemia e senza alcun pudore – prosegue -, il Pd presenta un emendamento che introduce la non impugnabilità dell'estratto di ruolo e della cartella che si assume invalidamente notificata. Un vero e proprio colpo mortale ai cittadini già flagellati dalla pandemia ed ora lasciati in balia della Agenzia della Riscossione".

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