Professione e Mercato

Cafiero De Raho verso la guida dell’antimafia

di Roberto Galullo

Del futuro della direzione alla Procura nazionale antimafia e antiterrorismo si conoscono nome e metodo di lavoro. Il nome è quello di Federico Cafiero De Raho, attuale capo della procura di Reggio Calabria, in magistratura dal 1977. L'indicazione è giunta ieri dalla commissione per gli incarichi direttivi del Consiglio superiore della magistratura, che lo ha proposto a larga maggioranza: cinque voti a favore contro il solo voto al procuratore generale di Palermo Roberto Scarpinato. De Raho, 65 anni, è destinato a prendere il posto di Franco Roberti, che lascerà l'incarico per sopraggiunti limiti di età. Le successive tappe prevedono il deposito al Csm delle motivazioni delle due proposte, il parere del ministro della Giustizia Andrea Orlando, la discussione e il voto finale nel plenum del Csm. Il metodo di lavoro, invece, è quello che ha instaurato da coordinatore del pool antimafia della Procura di Napoli, dove ha operato dal 1984 al 2013, anno in cui venne mandato a capo di quella di Reggio Calabria. Un metodo fatto di condivisione delle conoscenze e delle indagini, al punto che accadeva che i sostituti napoletani si incontrassero anche fuori dagli uffici giudiziari con il loro capo per continuare il lavoro. Un metodo che ha messo sotto scacco la camorra napoletana e il clan dei Casalesi, concluso con il processo Spartacus, dove De Raho ha rappresentato la pubblica accusa facendo condannare centinaia di camorristi. A Reggio Calabria De Raho ha proseguito il percorso avviato e, nel contempo, ha appoggiato il lavoro di quei magistrati della Dda che perseguono, oltre alla ‘ndrangheta militare, anche il livello superiore e non ancora svelato dalle precedenti indagini. Sotto la sua guida si sono dunque rafforzate, sviluppate o sono nate importanti indagini (i cui processi sono attualmente in corso) come Meta, Breakfast (che vede coinvolto l'ex ministro dell'Interno Claudio Scajola che proprio due giorni fa ha deposto di fronte alla pubblica accusa rappresentata dal procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo) e Gotha (che racchiude al suo interno cinque filoni di precedenti procedimenti). In appena quattro anni De Raho e i magistrati della Dda, sono riusciti a portare in giudizio una parte, ancora minima ma mai svelata prima (se non nel processo Olimpia degli anni Novanta, la cui pista venne poi lasciata cadere) di ‘ndranghetisti di altissimo livello, politici, professionisti, ex servitori dello Stato, preti, massoni deviati e giornalisti che farebbero parte di una cupola invisibile e riservata persino alla stessa ‘ndrangheta, in grado però di governarne le strategie. Non solo in Calabria, Un cambio epocale di passo che sicuramente De Raho porterà alla guida della Dna.

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