Giustizia

Alla vigilia della entrata in vigore della riforma del processo civile magistrati e avvocati lanciano l'allarme

Ritengono che su durata del processo civile e Pnrr il governo rischia il mancato raggiungimento degli obiettivi e chiedono un tavolo di confronto permanente

Nell'imminenza dell'entrata in vigore della riforma del processo civile, AIGA, ANF, ANM e UNCC e esprimono con forza tutta la loro preoccupazione nei confronti di un intervento normativo che difficilmente consentirà di raggiungere gli obiettivi prefissati di semplificazione, speditezza e razionalizzazione del rito. Al contrario, secondo le associazioni di magristrati e avvocati. lo stesso rischia di rivelarsi pregiudizievole per la tutela dei diritti dei cittadini e per la competitività delle imprese sul mercato.
Al fine di ottenere i finanziamenti previsti dal PNRR, l'Italia si è impegnata con l'Unione Europea a ridurre l'arretrato dei processi civili del 55-65% entro la fine del 2024 e del 90% entro la metà del 2026.
Come già è stato più volte evidenziato, tali percentuali di riduzione sono irrealistiche ed irrealizzabili nei tempi indicati e a parità di risorse di mezzi e di personale di magistratura ed amministrativo. «Siamo, purtroppo, alla decima modifica nel corso degli ultimi quindici anni, senza che nessuna di esse abbia apportato grandi effetti in termini di riduzione dell'arretrato - sottoilineano le associazioni - In realtà, la forte carenza dell'organico, sia dei magistrati che del personale amministrativo, nonché la sua irrazionale distribuzione sul territorio nazionale, l'inadeguatezza dei sistemi telematici soggetti a continue interruzioni, oltre all'ormai cronica fatiscenza delle strutture destinate all'edilizia giudiziaria, sono le vere ragioni della dilatazione dei tempi del processo civile. Per questa ragione solo investendo in questi settori si potrebbero davvero ottenere quegli obiettivi che sono contenuti nel PNRR».
La decisione di modificare nuovamente il rito, peraltro scegliendo un modello non dissimile a quello che animò la creazione del processo societario (esperienza questa fallita e oggi superata), dimostra invece che il Legislatore prima ed il Governo poi, non solo non sono stati in grado di individuare le vere cause del problema, ma si avviano su di una strada che ha già dimostrato di essere inefficace. Tutto ciò, ancora una volta, avverrà a danno di cittadini e imprese i quali, oltre a non veder tutelati i loro diritti in maniera soddisfacente, ne subiranno tutti gli effetti sociali ed economici negativi.
La riforma, inoltre, introduce molte novità al fine di implementare il processo civile telematico, senza tuttavia intervenire seriamente sugli applicativi informatici, che risultano assolutamente inadeguati rispetto alle moderne tecnologie, con il forte rischio di un rallentamento del sistema che si ripercuoterà inevitabilmente su cittadini e imprese. Anche l'introduzione dell'Ufficio per il processo, per quanto utile, non può consentire il raggiungimento degli irrealistici obiettivi prefissi per le seguenti ragioni: a) vi sono gravissimi vuoti di organico del personale di cancelleria e spesso gli addetti UPP vengono attratti verso altre incombenze e b) si tratta di assunzioni a tempo determinato, il che sta dando luogo a molte dimissioni man mano che i giovani collaboratori trovano lavori più stabili.
La durata dei giudizi non dipende tanto dal numero delle udienze istruttorie che si svolgono durante una controversia giudiziale, quanto, piuttosto, dall'equilibrato rapporto tra le risorse umane disponibili ed il numero dei procedimenti in entrata. Finché tale rapporto non sarà equilibrato, intervenendo innanzitutto sulle scoperture degli organici e sulla razionale distribuzione delle risorse sul territorio nazionale, in maniera adeguata rispetto alla domanda di giustizia, ogni riforma processuale, anche quella più innovativa, sarà destinata a fallire.
Per questa ragione, AIGA, ANF, ANM e UNCC e consce che il tempo a disposizione sia prossimo ad esaurirsi, chiedono che il Governo dimostri il coraggio necessario a scongiurare una probabile paralisi degli uffici giudiziari adottando tutte le opportune misure, tra cui la costituzione di un "tavolo di confronto" permanente con la Magistratura, l'Avvocatura ed il Personale Amministrativo, che permettano finalmente di varare interventi idonei a rispondere alle vere carenze del settore giustizia.
Annunciano, inoltre, la costituzione negli uffici giudiziari distrettuali di nuclei di monitoraggio, composti da avvocati e magistrati, al fine di individuare soluzioni applicative congiunte che possano attenuare le tante criticità che emergeranno a seguito dell'entrata in vigore della riforma Cartabia sul processo civile.

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