Penale

Legittima la notifica di un atto penale anche se eseguita nelle mani di un parente del destinatario

Semmai il destinatario deve dimostrare accuratamente che non sussiste il vincolo di parentela

di Giampaolo Piagnerelli

La notifica di un atto penale eseguita nelle mani di un convivente dell'imputato si considera andata a buon fine a meno che il destinatario dimostri che il soggetto prenditore del documento sia un estraneo e come tale inadeguato a ricevere certi atti. Lo chiarisce la Cassazione con la sentenza n. 30294/22.

Il punto della Cassazione
I Supremi giudici hanno puntualizzato che l'attestazione dell'ufficiale giudiziario riportata nella relata di notifica riguardante il rapporto di convivenza tra destinatario della stessa e il consegnatario dell'atto, è basata sull'altrui precisa indicazione (eseguita in precedenza in modo rigoroso) e quindi non è frutto di un'indagine ad hoc del notificante e proprio per questo motivo la procedura si intende veritiera e legittima. Pertanto colui che deduca la nullità della notifica negando il rapporto di convivenza attestata nella relata, deve provare rigorosamente l'assunto, tanto più se tra lui e il prenditore dell'atto sussista uno stretto vincolo familiare (madre-figlio). Il richiamato onere probatorio nel caso in esame non è stato assolto mediante la produzione di certificazioni anagrafiche, per cui va ribadita la manifesta inammissibilità del ricorso in ragione delle attestazioni inerenti le notifiche e dello stretto rapporto di parentela (madre-figlio) intercorrente tra i destinatari della notifica del decreto di citazione in appello e colei a cui furono consegnati.

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