Immobili

Bonus edilizi, non basta una certificazione di origine controllata meglio ridurre i tempi di compensazione

Per affrontare la crisi delle ristrutturazioni edilizie e dell'efficientamento energetico potrebbe essere utile ridurre drasticamente i tempi di detrazione dei crediti fiscali ricevuti, senza dover attendere troppi anni prima di trarre un reale vantaggio tutta l'operazione

di Francesco Andrea Falcone*

Il mercato delle ristrutturazioni edilizie e dell'efficientamento energetico degli immobili vive da alcuni mesi, notoriamente, un momento di difficoltà per il susseguirsi di alcune vicende legislative e giudiziarie che ne hanno stravolto il funzionamento.

L'introduzione, nel recente mese di novembre 2021 del Decreto Anti Frode e l'alterazione delle modalità di comunicazione dei lavori alla base della agevolazione in corso d'anno hanno non poco allarmato un settore che, sebbene con qualche lentezza, procedeva speditamente nel finanziare la ripresa economica del Paese.

Legittimamente, di fronte ad alcune notizie diffuse dalla stampa e confermate da Agenzia Entrate, il timore che i processi di attestazione dei valori rinvenimenti dalle agevolazioni fossero viziati da operazioni poste in frode alla legge ed in danno dell'Erario, il Governo ha cercato di porre rimedio come ha potuto intervenendo in un modello procedurale non facile da stravolgere in corso di esercizio.

L'obbligatorietà della apposizione di un visto di conformità a tutte le trasmissioni, introdotta dal 12 novembre 2021 e nuovamente modificata nella legge di bilancio per il 2022, ha certamente contribuito a migliorare il processo di compliance legato, a monte, alla cartolarizzazione dei bonus fiscali via via ceduti tra operatori e mercato finanziario ma non ha risolto il problema.
Anzi ne ha amplificato la macchinosità, senza che questo significhi necessariamente criticarne l'adozione.

La altrettanto recente proposta di migliorare la certificazione circa la qualità e la legalità dei valori discendenti dalle agevolazioni attraverso un ulteriore procedimento di "bollinatura" da parte di non precisati nuovi soggetti che si potrebbero interporre nella filiera di attestazione, dottori commercialisti in prima linea, con funzioni di garanzia, per quanto apprezzabile non appare purtroppo sufficiente. Perché non è a monte dell'intero processo che nascono i principali problemi che hanno condotto in stallo l'intero settore, al netto di evidenti casi di fraudolenza.

Il generale fraintendimento sorto intorno alla intera misura di cessione del credito, di sconto in fattura e della cartolarizzazione dei relativi valori, e ne abbiamo parlato per primi su queste pagine diversi mesi fa, è che non c'è nessun credito da cedere e monetizzare ma siamo di fronte ad una cessione di un diritto di detrazione che ha una genesi antica e mai modificata.

Non sfugge a nessuno che quanto avvenuto nel D.L. 34/2020 non è altro che l'avvio di un processo cartolare di gestione di diritti alla detrazione fiscale i quali hanno tutti, alle spalle, un proprio meccanismo di funzionamento.

E per intendersi nella ipotesi di quelli discendenti dalle semplici ristrutturazioni edilizie, un tempo da inserire esclusivamente nel proprio modello Unico o nel modello 730 per dieci anni, la cessione del diritto alla detrazione garantisce allo stesso modo che la detrazione, appunto, possa avvenire solo in dieci anni.

E così come si è qualificato l'interesse del mercato nell'inserirsi in questo "nuovo business" così promettente? Non certo nella originaria funzione di trasformare uscite finanziare per il pagamento di imposte di operatori e istituti di credito in compensazioni con contropartita diritti alla detrazione fiscale.

Piuttosto si è affermato un nuovo mercato speculativo nel quale alcuni intermediari, non solo finanziari, hanno cercato di acquistare pseudo crediti fiscali ad un prezzo per poi rivenderli ad operatori istituzionali più grandi ad un prezzo maggiore guadagnando sul margine e sui volumi di raccolta piuttosto che assolvendo alla originaria funzione della misura e cioè invece di pagare imposte con risorse proprie, compensarle con un credito fiscale.

Ed è anche naturale che a nessun operatore finanziario possa veramente interessare acquistare diritti di detrazione per i prossimi dieci anni - cinque nel caso dei bonus 110 - ed attendere che si maturino ipotetici debiti fiscali da compensare nel futuro.

Alla uscita da un momento di così grave crisi economica nazionale e internazionale, con un orizzonte di sviluppo temporale totalmente incerto e non pianificabile se non per rare eccezioni, non interessa che a pochissimi soggetti in tutta Italia acquistare crediti da compensare in tempi così lunghi.

Non interessa ai fornitori della filiera del mercato edile che non possono scambiare i propri crediti commerciali per crediti tributari di lungo termine pur di farsi pagare, non interessa a piccoli istituti di credito che vivono incertezze ancora peggiori dettate dalla condizione peggiorativa della raccolta e della tenuta dei finanziamenti concessi e non interessa più neanche ai grandi istituti finanziari controllati dallo Stato che non hanno risorse infinite da impiegare e che non possono sostituirsi continuamente ad una offerta che doveva essere spalmata su diversi player di mercato ed è finita per essere convogliata su due o tre soggetti al massimo responsabili, oggi, di una possibile crisi senza precedenti e sulle cui spalle, ingiustamente, è caricato il compito di gestire richieste provenienti da milioni di cittadini.

Non si risolverà quindi questa crisi lavorando esclusivamente sulla certificazione anti frode a monte della filiera ma potrebbe essere utile ridurre drasticamente i tempi di detrazione dei crediti fiscali ricevuti senza dover attendere troppi anni prima di trarre un reale vantaggio da tutta questa operazione.

E così non c'è da difendersi solo dal rischio di frodi, comunque piuttosto limitate rispetto alla generale onestà di contribuenti e operatori, ma bisogna sconfiggere la speculazione finanziaria di coloro i quali si sono inseriti nel mercato per marginare su differenziali di prezzo senza nessun interesse alla compensazione fiscale.

Altrimenti possiamo tranquillamente dichiarare chiuso qualsiasi interesse nello sviluppo di questo mercato.

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*A cura di Francesco Andrea Falcone, Dottore Commercialista Revisore Legale

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