Famiglia

Patronimico, addio all’automatismo i figli avranno il doppio cognome

All’anagrafe cognome di entrambi i genitori nell’ordine che concordano

di Patrizia Maciocchi

Sono illegittime tutte le norme che attribuiscono automaticamente il cognome del padre ai figli. Ora il figlio assumerà il cognome di entrambi i genitori nell’ordine da loro concordato, salvo che ne scelgano soltanto uno di comune accordo. E se l’accordo sull’ordine manca sarà il giudice a decidere «in conformità con quanto dispone l’ordinamento giuridico». La Corte costituzionale, anticipa con un comunicato stampa la decisione, storica, con la quale passa un colpo di spugna sulla regola del patronimico.

I figli saranno registrati all’anagrafe con i due cognomi, salvo diversa richiesta dei genitori. Questo il punto di non ritorno segnato dalla Consulta. E da qui il legislatore dovrà partire per regolare alcuni aspetti e sciogliere dei nodi, come quello relativo alla possibilità, per i cognomi composti da più parti, di utilizzare solo una parte o la trasmissione del cognome alla generazione successiva.

Ieri in camera di Consiglio, il giudice delle leggi ha deciso sulla propria ordinanza di autoremissione (n.18/2021) con la quale si era autointerrogata sulla costituzionalità di un automatismo che non è previsto da una norma specifica, ma è desumibile da una serie di disposizioni, a partire dall’articolo 262 del Codice civile. In particolare la pronuncia riguarda la norma che impediva ai genitori, anche se di comune accordo, di dare al figlio il solo cognome della madre e quella che, in assenza di un accordo, impone il solo cognome del padre, invece che quello di entrambi. Previsioni in contrasto con la Carta ( articoli 2, 3 e 117, primo comma) e con gli articoli 8 e 14 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, posti a tutela del diritto alla vita privata e familiare e del divieto di discriminazioni fondate sul sesso. A guidare la Consulta, oltre al principio di uguaglianza, quello dell’interesse del figlio, secondo il quale i genitori devono poter condividere la scelta sul suo cognome come elemento fondamentale dell’identità personale. La dichiarazione di illegittimità riguarda i figli nati nel matrimonio, fuori dal matrimonio e i figli adottivi.

Un varco nelle rigidità del Codice la Consulta lo aveva già aperto nel 2016 (sentenza 286/2016). Quando aveva affermato la possibilità di assumere, per i figli nati nel matrimonio, il cognome della madre, in aggiunta a quello del padre, in caso di accordo tra i coniugi. Una sentenza con relatore il giudice Giuliano Amato. Allora l’intervento del legislatore era invocato come “indifferibile”. Oggi all’esame della Commissione giustizia del Senato ci sono cinque disegni di legge. E il legislatore dovrà trovare la quadra. Per la ministra della Giustizia Marta Cartabia, grazie alla Consulta si fa « un altro passo in avanti verso l'effettiva uguaglianza di genere nell’ambito della famiglia».

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