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Civile: al via in Commissione giustizia il voto sulla riforma - Apertura alle richieste dell'Avvocatura

Critiche però le Camere civili: non riesumare il modello del vecchio processo societario, dimostratosi disastroso

È iniziato in commissione Giustizia del Senato il voto sugli emendamenti alla riforma del processo civile, una delle riforme legate al Pnrr che il governo si è impegnato con l'Ue ad approvare entro l'anno. La Commissione ieri ha bocciato tutti gli emendamenti su cui il governo e le relatrici (Anna Rossomando del Pd, Fiammetta Modena di Fi e Julia Unterberger del Svp) avevano dato parere negativo. Intanto, il giorno prima la Ministra della Giustizia, Marta Cartabia, aveva incontrato insieme alla sottosegretaria Anna Macina i capigruppo di maggioranza in Commissione Giustizia del Senato.

La Commissione, ha detto ai cronisti il presidente Andrea Ostellari, tornerà a rivedersi martedì prossimo, quando le relatrici, come ha riferito Rossomando, presenteranno delle riformulazioni sui punti ancora in sospeso. Tra essi c'è il tema degli incentivi fiscali al ricorso all'arbitrato che pone un tema di coperture.

La delega civile, sia nel testo Bonafede che nei 24 emendamenti presentati dal ministro Cartabia, tende a incentivare i riti alternativi, come la mediazione, l'arbitrato e la negoziazione assistita. All'attenzione delle relatrici ci sono una serie di emendamenti, per esempio del Pd, che allargano all'arbitrato gli incentivi fiscali previsti per la mediazione; inoltre altre proposte riguardano il patrocinio gratuito per la negoziazione assistita, "in modo che vi possano accedere tutti", ha spiegato Rossomando.

Di qui la questione delle coperture che, ha osservato Ostellari, implicherà un parere della commissione Bilancio.

Per le riformulazioni dei diversi emendamenti accantonati, al fine di trovare una sintesi condivisa dalla maggioranza, ha riferito Rossomando, le relatrici stanno lavorando "a soluzioni che tengano conto di quanto emerso dopo le interlocuzioni con tutti gli operatori del diritto", vale a dire anche l'avvocatura.

Un punto centrale sarà la trasformazione della prima udienza: "un un passaggio non solo rituale, ma veramente utile a una definizione del calendario del processo", tutelando il principio del contraddittorio. Uno dei nodi su cui insistono diversi emendamenti è il caso in cui una delle parti non si costituisca in giudizio e risulti contumace.

In ogni caso, spiega la relatrice Rossomando, un ruolo decisivo lo avrà il neo costituito Ufficio del Processo, che porterà nei Tribunali non solo "un innesto quantitativo di personale giuridico, ma anche competenze nuove che potranno accelerare i processi. Non è pensabile che il processo del Terzo Millennio, sia un semplice passaggio dal supporto cartaceo a quello digitale, senza forti innovazioni".

Infine c'è il tema del nuovo diritto di famiglia, non presente nel testo Bonafede e introdotto con due emendamenti del Ministro Cartabia, che unifica i riti indipendentemente se si tratti di famiglie o coppie di fatto. Su tali emendamenti sono stati presentati circa 200 emendamenti su cui la maggioranza dovrà trovare una sintesi.

L'Unione nazionale delle Camere civili (UNCC) esprime però il proprio "fermo dissenso all'impianto della riforma del processo civile, come sta emergendo dal testo emendato ieri in Commissione Giustizia al Senato". "Il Ministero della Giustizia, si legge in una nota dell'Unione, infatti, pur avendo preso atto della fondatezza delle critiche secondo cui preclusioni e decadenze riducono l'equità dei processi ma non la loro durata, ha adottato una soluzione del tutto errata ad un problema grave e serio, riesumando il modello del vecchio processo societario, già sperimentato nel passato con esiti disastrosi, e soppresso con un consenso unanime dopo soli sei anni per la sua incapacità di rendere efficiente il funzionamento della giustizia civile, soprattutto nei giudizi con pluralità di parti, che sono una quota rilevante del totale.

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