Penale

L’aumento di pena non incide sulla recidiva

La natura di circostanza aggravante a effetto speciale resta immutata

La pena aumentata fino ad un terzo non incide sulla recidiva come aggravante né sulla determinazione del termine di prescrizione.

Questa la conclusione raggiunta dalle Sezioni unite della Corte di cassazione, con la sentenza 30046 depositata 29 luglio. Il Supremo collegio era stato chiamato a dirimere il contrasto sul punto.

Con l’ordinanza di rimessione si chiedeva di chiarire se, il limite dell’aumento di pena, correlato al riconoscimento della recidiva qualificata, previsto dall’articolo 99 sesto comma del codice penale , incida sulla qualificazione della recidiva, prevista dal secondo e dal quarto comma dell’articolo 99 come circostanza ad effetto speciale e/o influisca sulla determinazione del termine della prescrizione».

Le Sezioni unite sgombrano subito il campo dalla possibilità che l’aumento di pena, pari o non superiore a un terzo della pena base possa incidere sulla recidiva qualificata «la cui natura - si legge nella sentenza - di circostanza aggravante ad affetto speciale resta - ad ogni effetto di legge - immutata».

Una diversa conclusione, precisa il Supremo collegio, porterebbe a far derivare la definizione della natura della recidiva da un fattore individualmente variabile. Né si può affermare un impatto sulla prescrizione alla luce della lettura, costituzionalmente orientata della legge 251 del 2005.

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