Professione e Mercato

Amministratore di sostegno alle Poste? Il Movimento forense chiede l'accesso agli atti

Presentata una istanza per accedere "ai dati inerenti la convenzione progetto Polis ed all'autorizzazione correlata"

di Francesco Machina Grifeo

Avvocati contro il Progetto Polis che permette di espletare alcune pratiche relative alla volontaria giurisdizione senza ricorrere ad un avvocato ma andando direttamente alle Poste grazie ad una convenzione siglata col Ministero della Giustizia e quelle delle Imprese e del made in Italy. Partita lo scorso 6 aprile, la sperimentazione permette ad una manciata di comuni pilota – per ora otto - di proporre presso gli uffici postali sia il ricorso per l'istituzione dell'amministratore di sostegno sia di inoltrare il rendiconto dello stato patrimoniale della persona sottoposta ad amministrazione di sostegno o a tutela.

Dura la protesta dell'Ordine degli Avvocati di Roma: "Va benissimo la giustizia di prossimità e il fatto di semplificare la vita ai cittadini, permettendo di ottenere ad esempio dei certificati rapidamente - commenta il Presidente dell'Ordine di Roma, Paolo Nesta -; quello che ci lascia perplessi invece è quella parte dell'accordo che prevede la possibilità di chiedere la nomina di un amministratore di sostegno con un semplice modulo, come se si trattasse di acquistare dei francobolli, delle raccomandate". "Ci sono situazioni in cui l'assistenza di un legale è indispensabile proprio per la delicatezza della materia - prosegue Nesta - e incidere in maniera così profonda sullo status giuridico di un cittadino come con la nomina di un amministratore rientra di certo in quei casi. Chi fornisce assistenza? Chi valuta la situazione e spiega le conseguenze ai familiari, chi li assiste? Un impiegato delle Poste? E con quale formazione giuridica?". "La deriva sembra quella di ridurre via via gli spazi di assistenza tecnico-legale, quasi che l'avvocato fosse un fastidioso orpello non più necessario - aggiunge il Presidente dell'Ordine romano - mentre qui in gioco c'è il diritto dei cittadini a confrontarsi con situazioni tanto complesse conoscendo adeguatamente i propri diritti e doveri".

Sulle stesse posizioni anche il Movimento forense. In una nota i Presidenti f.f. Elisa Demma e Alberto Vigani denunciano: "Ancora una volta l'avvocatura e le istituzioni forensi non sono state preventivamente consultate. D'altro canto – proseguono -, mentre il governo si impegna a varare la norma sull'equo compenso, il Ministero sottoscrive una intesa che fissa in euro 6,20 il costo per una amministrazione di sostegno, demandando ad un ente, i cui dipendenti sono privi della terzietà, della formazione minima necessaria per far fronte alle necessità di soggetti deboli e bisognosi di tutela dei diritti fondamentali oltre che della capacità di svolgere il controllo di legalità proprio degli uffici giudiziari". "Il tema – aggiungono - non è il costo del servizio (peraltro incomprensibile), ma quello della tutela dei più fragili, lasciati alla discrezionalità dei dipendenti di un ente che è anche operatore economico e gestisce molti dei patrimoni degli interessati".

Ma il Movimento forense ha anche presentato una istanza per accedere "ai dati inerenti la convenzione progetto Polis ed all'autorizzazione correlata" con una lettera inviata al Ministero della Giustizia ed al Garante della privacy, oltreché alle Commissioni giustizia di Camera e Senato. Il MV forense rammenta infatti che gli istituti dell'amministrazione di sostegno e della tutela presuppongono in capo al beneficiario un'incapacità (fisica, psichica o comportamentale) di attendere ordinariamente ai propri interessi, ragion per cui nel ricorso e negli atti successivi si dovrà dare atto di dati particolari estremamente delicati.

"Il personale di Poste Italiane Spa - si legge nel testo - , per delega del Ministero della Giustizia e senza evidenza di aver ricevuto adeguata formazione ed istruzione, potrebbe venire a conoscenza: dello stato di incapacità di persone fisiche; delle motivazioni (fisiche, psichiche o comportamentali) che determinano lo stato di incapacità, corredate da certificati medici; dei legami famigliari fino al quarto grado e degli affini entro il secondo grado; della storia clinica del beneficiario e della sua permanenza presso istituti o case di cura; del patrimonio e del reddito del beneficiario".

Tutto questo mentre "secondo la normativa vigente, tali dati potevano essere trattati solo da un avvocato che ha ricevuto regolare mandato; che fornisce idonea informativa sul trattamento dati personali e che risponde deontologicamente all'obbligo di segretezza; ovvero dal Ministero della Giustizia stesso in caso di deposito del ricorso direttamente dall'interessato in Tribunale".

In questo senso, conclude il Movimento forense, l'incarico a Poste "non pare rispondere alle medesime tutele per l'interessato al trattamento prima garantite, determinando il pericolo di abusi in capo a persone già bisognose di protezione". Da qui la richiesta al Ministero della Giustizia di rendere accessibile copia dell'accordo ed al Garante l'eventuale parere positivo eventualmente reso al Ministero.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©