Penale

In Italia il maggior numero di indagini e frodi contro la Ue

È quanto emerge dal primo bilancio relativo a 12 mesi di attività della Procura europea

di Giovanni Negri

È l’Italia a guidare la classifica dei Paesi dell’Unione europea con il maggiore stock di frodi , in tutto 3,2 miliardi di cui 2,7 riferibili al settore Iva. Ma è la medesima Italia il Paese dove i pubblici ministeri europei indagano di più. È quanto emerge dal primo bilancio significativo, perchè relativo a 12 mesi di attività, della Procura europea, il nuovo organismo investigativo che ha come obiettivo istituzionale il contrasto alle frodi comunitarie.

In termini generali, alla fine del 2022, la Procura europea aveva 1.117 indagini attive con un danno complessivo stimato di 14,1 miliardi di euro, di cui quasi la metà (47%) derivante da frode Iva. Nel 2022 l’organismo investigativo ha ricevuto ed elaborato 3.318 denunce di reato e ha avviato 865 indagini. Inoltre, i giudici hanno concesso il congelamento di 359,1 milioni di euro nelle indagini rispetto ai 147,3 milioni di euro del 2021.

In Italia nel 2022 sono state aperte 265 indagini per un controvalore stimato di 2 miliardi (ma se si aggiunge il pregresso si arriva al dato generale di 3,2 miliardi a fronte di 285 investigazioni aperte). Di questi, 2,7 miliardi sono frodi all’Iva. La Procura ha ricevuto in tutto 354 denunce (altro record) e ben 330 sono arrivate dalle autorità nazionali.

Se si considera il valore totale delle varie frodi, al secondo posto si classifica il Portogallo (3 miliardi di euro a fronte però di sole 26 indagini attive e 33 denunce totali). Al terzo posto invece la Romania, con 2 miliardi di euro (124 indagini attive e 303 denunce totali). La Germania figura invece al quarto posto, con 1,8 miliardi stimati a fronte di 114 indagini attive e 106 denunce totali. Gli altri grandi Paesi europei, come Francia e Spagna, mostrano invece valori molto più bassi: rispettivamente 390 milioni e 170 milioni.

Per Laura Kövesi, Procuratore capo europeo, «Nel 2022, abbiamo dimostrato che la Procura europea ha una capacità senza precedenti di identificare e tracciare flussi finanziari volatili e accordi giuridici opachi. Abbiamo dimostrato che la velocità, l’efficienza e il guadagno di informazioni nelle indagini condotte rendono difficile la concorrenza dei tradizionali metodi di coordinamento transfrontaliero».

E tuttavia, «se vogliamo che la Procura faccia una differenza duratura, abbiamo bisogno di adeguamenti organizzativi e giuridici. È necessaria la revisione del regolamento istitutivo e l’assegnazione ai casi rilevanti per l’ufficio di investigatori dedicati e specializzati in frodi finanziarie in tutti gli Stati membri partecipanti».

Dove l’accento è messo soprattutto sulla necessità di semplificare la complessità amministrativa dell’ufficio investigativo e di correggere, per esempio, la norma sulla sostituzione parziale del suo collegio. Inoltre la Procura europea deve poter esercitare la propria competenza per reati come il contrabbando alle stesse condizioni in tutti gli Stati membri partecipanti. In caso contrario, alle organizzazioni criminali viene data la possibilità di sfuggire alla più potente azione penale disponibile semplicemente spostando le loro attività in un altro Paese.

La frode carosello dell’Iva è il crimine più redditizio nell’Unione europea, con un costo annuo di circa 50 miliardi di euro in perdite fiscali per gli Stati membri. Una parte per il tutto: l’operazione Admiral, con la quale il 29 novembre scorso, in 14 Paesi dell’Unione è stata condotta in simultanea una pluralità di atti investigativi, tra cui 200 perquisizioni, costituisce per gli investigatori un esempio che ha messo in luce come tutte le giurisdizioni dell’Ue partecipanti possono essere coinvolte, indipendentemente da dove si verificano i danni in un determinato momento o da dove vengono rilevati.

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