Giustizia

Viola alla procura di Milano per chiudere crisi e polemiche

Il plenum del Csm ieri mattina ha nominato a maggioranza, 13 voti, il procuratore generale di Firenze Marcello Viola; la candidatura dell’aggiunto milanese, Maurizio Romanelli, ha totalizzato 6 voti mentre quella del capo della Procura di Bologna, Giuseppe Amato, 3

di Giovanni Negri

Niente scelta interna per la guida della Procura di Milano. E a suo modo anche questo è un segno dei tempi, di una stagione di crisi e polemiche, di spaccature e incertezze, che hanno investito uno degli uffici di punta della magistratura inquirente. Il plenum del Csm ieri mattina ha infatti nominato a maggioranza, 13 voti, il procuratore generale di Firenze Marcello Viola; la candidatura dell’aggiunto milanese, Maurizio Romanelli, ha totalizzato 6 voti mentre quella del capo della Procura di Bologna, Giuseppe Amato, 3.

E il senso della nomina, almeno quello più suggestivo, lo dà Nino Di Matteo, il consigliere forse meno allineato dell’attuale consiliatura. Per Di Matteo, infatti, «in questo momento storico alla Procura di Milano è fondamentale privilegiare l’esigenza di dare discontinuità». E le ragioni sono chiare: «ci siamo trovati ad occuparci di varie questioni sorte all’interno della Procura di Milano, alimentate da articoli di giornali: dalle reazione dopo le assoluzione degli imputati del processo Eni, alle chat interne all’Ufficio uscite all’esterno, dai documenti di solidarietà a un magistrato, alle accuse ad altri. Tutti episodi - ha sottolineato Di Matteo - sintomatici di una spaccatura interna alla Procura».

Viola, che a questo punto esce dalla corsa per la nomina a Procuratore antimafia sulla quale il Consiglio superiore dopo le audizioni si pronuncerà nei prossimi giorni, si detto «onoratissimo», garantendo il «lo stesso grande impegno che ho sempre dato nei miei 42 anni di carriera». L’ormai ex Pg fiorentino ha tenuto poi a rivolgere un pensiero «a Paolo Borsellino con cui c’era un rapporto personale di grande affettuosità, lo considero un mio grande maestro, me lo ricordo prodigo di consigli nei miei confronti». Il magistrato ha anche voluto ricordare la figura di «Rocco Chinnici a cui venni assegnato per lo svolgimento del mio tirocinio».

Già, perché, Viola, 65 anni, è entrato in magistratura nel 1981: inizia la carriera all’Ufficio istruzione del Tribunale di Palermo, in seguito è stato tra l’altro pm a Palermo e procuratore capo a Trapani, fino ad approdare, nel 2016, alla procura generale di Firenze. Valorizzate, nella proposta di nomina, le capacità investigative su clan mafiosi di primo piano, come i Badalamenti, anche con sviluppi internazionali attraverso rogatorie complesse.

Sul suo nome comunque in plenum c’è stata battaglia e il Csm si è spaccato, almeno nella sua componente togata, a riprova di una difficoltà di fare sintesi che rischia di riproporsi anche sulla nomina del Procuratore Antimafia (con il testa a testa tra i procuratori di Napoli, Giovanni Melillo, e Catanzaro, Nicola Gratteri).

Protagonisti soprattutto da parte dei consiglieri di Area orientati su Romanelli, perché Luigi Cascini, ha riportato l’attenzione a quanto avvenne nella primavera del 2019, alla ormai proverbiale cena dell’hotel Champagne, quando dalle intercettazioni emerse l’accordo, di cui peraltro Viola nulla sapeva, con protagonista l’allora consigliere, poi radiato dalla magistratura, Luca Palamara, per portare lo stesso Viola a guidare la Procura di Roma. Per Cascini, infatti, «a nessuno piace ricordarlo, ma lo abbiamo qui negli atti allegati: in una conversazione tra l’ex togato Forciniti e Palamara si diceva che Viola fa tutto quello che dice Cosimo (Cosimo Ferri, magistrato, ex consigliere Csm, ex sottosegretario alla Giustizia oggi deputato di Italia Viva, ndr). Io non ho nessun elemento per dire che questo sia vero, ma non posso fare finta che non sia avvenuto». E per Alessandra dal Moro Viola comunque non ha mai preso pubblicamente le distanze da quanto avvenuto, fatti salvi i chiarimenti al Consiglio.

Netto invece il sostegno di Magistratura Indipendente i cui 4 consiglieri hanno votato tutti a favore di Viola, che ha ottenuto anche il consenso di sette laici.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©