Lavoro

Sisto: la formazione specialistica non sia un business - Presto equo compenso e aggiornamento "tariffe"

La scarsa appetibilità della professione è legata anche ai costi della formazione che deve essere erogata a "prezzi accessibili". "Dovremmo ripensare il ruolo dei consigli degli ordini nell'ambito dei percorsi formativi"

di Francesco Machina Grifeo

"La scarsa appetibilità della professione è il più grave dei problemi "oggi è molto difficile" trovare un giovane che abbia veramente voglia di fare l'avvocato". A dirlo il sottosegretario alla Giustizia con delega alle Professioni Francesco Paolo Sisto, intervenendo al convegno promosso dalla Cassa forense, nel quale è stato presentato il Rapporto Censis sull'Avvocatura. Sisto ha annuciato il "prossimo aggiornamento delle tariffe professionali". "Ci stiamo addosso - ha detto scherzano e richiamando il ruolo di Tardelli - con una marcatura a uomo".

Per Sisto, penalista di lungo corso, dunque il 'vulnus' è nella "formazione" che deve essere erogata "a prezzi accessibili". "Forse dovremmo ripensare il ruolo dei consigli degli ordini nell'ambito dei percorsi formativi. I percorsi formativi devono essere gratuiti. Lo dico con molta chiarezza: perché la professione torni ad essere appetibile bisogna offrire ai nostri giovani un percorso formativo completamente gratuito. E se Cassa forense – ha aggiunto rivolto al Presidente Militi - vuole dare una mano, ben venga". Il presidente della Cassa ha subito replicato che l'Ente "rimborsa il 50% delle spese" formative per gli avvocati" mentre il Governo aveva stanziato 1mld per i professionisti, di cui sono stati spesi solo 200mln, il resto ha detto "è tornato all'Economia".

Per Sisto però l'Avvocatura deve prima interrogarsi su quanto può fare per sé stessa. "Parliamoci chiaro: oggi un avvocato penalista per essere competitivo ha bisogno di un'esperienza vera di almeno 10 anni, non serve meno per essere capace da solo di gestire con competenza un processo". "Allora - ha proseguito - questo è un percorso eccessivo. Ben vengano tutte le scuole di specializzazione, ma si deve intervenire sulle tariffe di queste scuole, abbiamo bisogno di un calmiere. Dobbiamo per evitare che le scuole di specializzazione possano diventare un business. Devono diventare un ‘servizio' lo dico con molta fermezza e sono pronto a sostenere questa tesi nei consessi e contesti più disparati. Vuoi formare? Allora devi farlo con tariffe accessibili a quanti più professionisti è possibile".

Per Sisto in un "contesto economico diventato più difficile", l'avvocatura "subisce ancora gli effetti di alcuni fenomeni patologici del passato. Anche a fronte di un'assoluzione, per esempio, lo stesso fatto può essere letto diversamente a seconda della giurisdizione interpellata: civile, penale, contabile, amministrativa. Ecco l'impossibilità di offrire al cliente una certezza sull'esito del giudizio penalizza l'avvocatura".

E poi tornando al ruolo dell'avvocatura: "C' è ancora qualcuno che pensa sia possibile avere un professionista one man band? Penso proprio di no. Un professionista che da solo gestisca una realtà così complessa dove la normativa da solo è un elemento dissuasore in questo senso. Dovremmo stimolare delle aggregazioni utili, cioè dei modelli organizzativi da parte sempre dei consigli degli ordini, che inducano i nostri ragazzi a stare insieme, a cercare di mettersi insieme".

Perché iniziare a pensare alla professione "come un luogo di eroismi, sarebbe gravissimo, sarebbe voler dire che abbiamo accettato la sconfitta". Per Sisto, tuttavia, non mancano segnali positivi. "Tutte le riforma approvate - afferma - hanno rilanciato il ruolo degli avvocati. Parto dalla fine, la riforma dell'ordinamento giudiziario: l'avvocatura oggi vota nei consigli giudiziari, una conquista straordinaria, lo dico con molta chiarezza e molto orgoglio, il meccanismo non consegna al singolo ma al Consiglio dell'Ordine il diritto di votare, così si rafforza l'avvocatura, ne fa uno straordinario strumento di legittimazione, noi siamo sempre stati ritenuti accessori, provvedimenti come questi invece ci rafforzano".

Sulle procedure Adr, che secondo il Rapporto hanno raccolto soltanto il 4% del consenso di chi le ha utilizzate: "Capisco che c'è stata qualche resistenza ma la scelta di snellire - pensate al contenzioso tributario in Cassazione, pari al 54% - è necessaria. Diceva Satta che quando il diritto arriva troppo tardi è un diritto negato".

Infine l'equo compenso. "È un tema che mi sta molto a cuore. Restituisce dignità all'avvocatura, a fronte di soprusi molto spesso subiti in virtù di patti leonini direi insiti negli equilibri fa cliente e professionista. Il provvedimento è passato alla Camera, adesso è al Senato dove se fosse modificato potrebbe avere difficoltà ad essere approvato lo dico con franchezza. È uno strumento imperfetto ma è un punto di partenza importante. Non sarà la legge migliore che abbiamo sognato ma è un punto di partenza migliorabile ma che comunque trovo fondamentale". Il testo, varato alla Camera nello scorso ottobre (prima firmataria la leader di FdI Giorgia Meloni, nel quale sono confluite proposte normative di Lega e di Fi, ndr), se modificato dovrebbe effettuare (se venisse corretto dalla Commissione Giustizia del Senato, dove si trova) una 'staffetta' parlamentare che potrebbe non avere un esito positivo per ragioni di tempo, considerata la fine della Legislatura, nel 2023.

Infine il tributo alle Associazioni. "Mi resta da ultimo una doverosa segnalazione: il mio compiacimento per il ruolo delle associazioni. Io credo che le associazioni siano assolutamente indispensabili nell'ambito del dibattito forense, perché possono essere nella buona o nella cattiva sorte da stimolo a quello che gli organismi nazionali devono realizzare".

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