Amministrativo

Alla Statale di Milano salta il numero chiuso Misura oltre la legge

di M.Cap.

Saltano i test di ammissione alle facoltà umanistiche dell’ Università Statale di Milano , previsti per i prossimi giorni: il Tar del Lazio (Terza sezione, ordinanza 4478/2017 depositata ieri) ha accolto il ricorso cautelare contro l’introduzione del numero chiuso . I candidati dovrebbero quindi essere tutti iscritti, ma con riserva: il numero chiuso resta solo sospeso almeno fino alla discussione della causa nel merito. E i tempi non saranno brevi: l’udienza è stata fissata per il 9 maggio 2018.

Il ricorso era stato presentato a fine luglio dall’associazione studentesca Udu (Unione degli Universitari Milano). In una nota diffusa dopo il deposito dell’ordinanza, l’associazione ha dichiarato di aver denunciato «sin da subito come la delibera adottata dagli organi accademici contenesse vizi formali e sostanziali mancando di fatto sia una maggioranza vera che il rispetto della normativa nazionale, prima su tutte la legge 264/1999». E infatti il numero chiuso - per le Facoltà di Filosofia, Lettere, Scienze dei beni culturali, Scienze umane dell’ambiente, del territorio e del paesaggio, Storia, Lingue e letterature straniere - era passato tra le proteste degli studenti, dopo che il Senato accademico aveva avallato l’impostazione del rettore, Gianluca Vago, con 18 voti favorevoli su 35 presenti.

Il Tar del Lazio ha ora ritenuto che il ricorso abbia «sufficienti profili di fondatezza» e che quindi attuare le decisioni del Senato accademico possa causare pregiudizio agli interessati. Di qui la decisione di sospendere i provvedimenti impugnati.

Il pregiudizio consisterebbe nella limitazione all’accesso, per la quale sembra profilarsi l’illegittimità. Infatti, l’ordinanza rileva che la relazione di comparsa in giudizio presentata dall’università conferma che le motivazioni del numero chiuso (la carenza di personale docente) non rientrano fra quelle previste dalla legge (la necessità di utilizzare laboratori ad alta specializzazione, sistemi informatici o comunque posti in aula “personalizzati” per ciascuno studente). Di dotazioni didattiche particolari non c’è bisogno per gli studi umanistici, tanto che la legge non include le relative facoltà fra quelle per le quali è ammesso il numero chiuso.

Secondo la relazione dell’università, mantenendo numeri di studenti «non sostenibili» l’ateneo non sarebbe risultato «in linea con i requisiti di docenza previsti dal sistema di accreditamento vigente, esponendosi di conseguenza alla sanzione che comporta sia l’attivazione condizionata (per un solo anno) dei corsi di studio» fuori norma sia all’impossibilità di attivare nuovi corsi di studio senza prima averne chiusi altri per far restare invariato il numero degli studenti.

Tar Lazio, ordinanza 31 agosto 2017, n. 4478

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