Giustizia

Anm, le toghe non siano valutate dagli avvocati dello stesso distretto: minano la serenità

Casciaro: "Torsione iper-produttivistica della giustizia". Ufficio del processo: "il fattore moltiplicatore è una speranza illusoria"

di Francesco Machina Grifeo

"Una torsione iper-produttivistica della giustizia, alimentata dalla speranza, temo illusoria, dell'esistenza di un fattore moltiplicatore sulle definizioni processuali determinato dall'Ufficio per il Processo (Upp), i cui auspicabili effetti positivi faticheranno ad allinearsi alle elevate aspettative del Governo". Il segretario dell'Associazione nazionale magistrati, Salvatore Casciaro, intervenuto al comitato direttivo centrale, sottolinea le criticità della riforma dell'ordinamento giudiziario proposta dal governo. Per Casciaro siamo di fronte ad "un cambio netto di impostazione" con un "forte input manageriale che mira a realizzare una rigida gerarchizzazione degli uffici, non solo requirenti ma anche giudicanti, che non è in sintonia con il principio costituzionale (articolo 107) secondo cui i magistrati 'si distinguono fra loro solo per diversità di funzioni'".

Consigli Giudiziari - Nel documento approvato nei giorni scorsi dal comitato direttivo centrale si stigmatizza anche il coinvolgimento degli avvocati nei Consigli Giudiziari. "L'emendamento all'art. 3, comma 1 lett. a) – si legge - riconosce ai rappresentanti dell'Avvocatura di intervenire attivamente e di votare nelle discussioni relative alle valutazioni di professionalità, incidendo così sulle decisioni finali, senza prevedere - a differenza di quanto accade per il CSM - alcun meccanismo di incompatibilità tra la carica di membro laico del Consiglio giudiziario e l'iscrizione all'albo professionale del distretto territoriale. È evidente - prosegue il testo - che tale circostanza può minare la serenità e l'imparzialità di giudizio del giudice che si trovi a decidere nell'ambito di procedimenti patrocinati dal medesimo avvocato che poi, al tempo stesso, dovrà esprimere il voto in ordine al suo avanzamento professionale".

Inoltre, proseguono le toghe, il trasferimento per incompatibilità funzionale o ambientale "non sarà più istituto residuale … ma rischia di diventare strumento di assai ampia applicazione, atto a consentire l'immediato trasferimento … anche di coloro che condurranno, nell'interesse dei cittadini, inchieste scomode o sgradite". In questo quadro, continua l'Anm, "se fosse approvato il DDL così come emendato", l'Avvocato "avrebbe il potere di sollevare dubbi e perplessità sul lavoro del magistrato in valutazione".

Risvolti disciplinari - Ma la tendenza "iper-produttivistica" preoccupa le toghe anche per i suoi risvolti disciplinari. "Vi è il concreto pericolo - scrive l'Anm - che tali modifiche espongano i magistrati, che non riusciranno a raggiungere i "risultati attesi" fissati ad personam dal capo dell'ufficio e non dall'organo di autogoverno a livello nazionale, non solo ad un giudizio negativo sulle loro capacità organizzative (ex art. 11 d.lgs. n. 160/2006, emendamento all'art. 3, comma 1, lett. b bis), ma anche a conseguenze sul versante disciplinare per l'inottemperanza alle "direttive" ricevute dal dirigente (considerato che l'emendamento all'art. 9 inserisce, tra gli illeciti disciplinari, anche la trasgressione alle "direttive"), aggravate dalla rilevanza del giudicato disciplinare ai fini delle valutazioni di professionalità, anche successive al quadriennio (art. 3, comma 1, lettera c, n. 5)".

Critiche infine anche per la separazione delle funzioni, con l'ulteriore limitazione (a due) del passaggio da una funzione all'altra, un intervento che mira a colpire la "cultura della giurisdizione" aprendo le porte "a una riforma dell'assetto costituzionale della Magistratura".

Sulle valutazioni di professionalità, invece, il rischio concreto è il "conformismo giudiziario". Bocciate anche le c.d. "pagelle". Dubbi di costituzionalità sulle "porte girevoli" con la trasformazione del magistrato "in dirigente amministrativo".

In definitiva per l'Anm "il complessivo impianto della riforma rischia di stravolgere il modello costituzionale del magistrato, incidendo profondamente sulla sua autonomia ed indipendenza".

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