Penale

«Contro terrorismo e atrocità serve una giurisdizione universale»

Del progetto di un Codice dei crimini internazionali parla Rosario Aitala, il giudice che negli ultimi quattro anni è stato protagonista delle principali istruttorie alla Corte penale internazionale

di Patrizia Maciocchi

«Per perseguire le atrocità internazionali ovunque e da chiunque commesse è opportuna una forma di giurisdizione universale, che superi il principio di territorialità».

Del progetto di un Codice dei crimini internazionali parla Rosario Aitala, il giudice che negli ultimi quattro anni è stato protagonista delle principali istruttorie alla Corte penale internazionale, e ora è impegnato nelle indagini sul conflitto in Ucraina, docente alla Luiss e autore del più recente manuale di Diritto internazionale penale. Il ministro della Giustizia Marta Cartabia lo ha nominato componente della commissione, che si insedierà il 31 marzo, per la stesura del Codice. Lavori che dovrebbero terminare a fine maggio 2022

Da dove nasce l’esigenza di tipizzare i crimini internazionali?

Non nasce, è bene precisarlo, dagli eventi drammatici di questi giorni, anche perché il codice si applicherebbe solo a condotte successive all'entrata in vigore della legge. Mi sembrano necessari due obiettivi: adeguare l'ordinamento italiano allo Statuto di Roma che ha istituito e disciplina la Corte penale internazionale, adempimento lungamente atteso, e criminalizzare nel sistema interno le atrocità internazionali – genocidio, crimini di guerra, crimini contro l'umanità e aggressione - così da permettere ai tribunali italiani di giudicarle, a certe condizioni. L'iniziativa della ministra Cartabia è lungimirante e ha anche un
valore etico.

Un’arena internazionale non più dominata dal realismo e dalla ragione di Stato?

La contemporaneità è segnata da un generale arretramento dei parametri della civiltà. In molte parti del mondo la democrazia è in costante declino, sono negati i diritti fondamentali, terrorismi e atrocità criminali sono impiegati come metodo di governo. La pace che ha fatto prosperare la mia generazione di europei è gravemente a rischio. Avere tollerato prevaricazioni e l'irrisione delle regole da parte di alcuni Paesi ha avvelenato il mondo. Il diritto internazionale è una trincea dalla quale si difendono principi e valori fondamentali. Per questo è importante che il Parlamento affermi solennemente con questo Codice che anche in Italia i crimini internazionali sono proibiti e saranno puniti.

Questo Codice riguarderà anche i crimini commessi all'estero?

È una delle questioni che dovremo discutere in seno
alla Commissione. Personalmente credo che si debba optare per una forma di giurisdizione universale, principio che permette di giudicare i crimini
internazionali a prescindere dal luogo di commissione e dalla nazionalità degli autori e
delle vittime.

A quali condizioni sarà possibile il giudizio?

A mio parere bisognerebbe prevedere come condizione
per procedere la presenza del reo nel territorio dello Stato altrimenti si genererebbe un contenzioso ingovernabile e ineffettivo. Non sono invece favorevole a richiedere un atto politico del ministro della Giustizia, come previsto per certi reati nel Codice penale. Politica e giustizia devono essere reciprocamente indipendenti: né si deve forzare
il governo a scegliere fra esigenze di giustizia e gli interessi
politico-economici del Paese, né si deve circoscrivere l'azione del potere giudiziario.

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