Penale

Voto di scambio più pesante per gli eletti

di Patrizia Maciocchi

Condanna da 10 ai 15 anni per il candidato che accetta, in cambio di denaro o favori, i voti di un mafioso, la cui appartenenza alla “cosca” sia a lui nota. Stessa pena per il boss che promette consensi elettorali. Scatta l’aggravante e l’aumento della metà della pena se il candidato viene eletto nella stessa tornata elettorale. E alla condanna si associa sempre l’interdizione perpetua dai pubblici uffici.

Questo il contenuto del testo che modifica l’articolo 416-ter del Codice penale, sul voto di scambio politico-mafioso licenziato ieri dal Senato – con 160 sì, 98 no e 7 astenuti – e pronto per l’esame della Camera. Rispetto al testo precedente, oltre all’inasprimento delle pene, che andavano dai 6 ai 12 anni, sparisce la necessità, ai fini della punibilità, di provare l’esistenza del metodo mafioso nello scambio voto-favore.

Contrari al provvedimento, fortemente voluto dal Movimento 5 stelle, Pd, Leu e Forza Italia, mentre ai sì della maggioranza si sono uniti quelli di Fratelli d’Italia. Per il relatore e primo firmatario Mario Michele Giarrusso il via libera del Senato è «un passo fondamentale nella lotta alla mafia».

Tra le voci critiche, c’è quella dell’ex presidente del Senato ed ex magistrato Pietro Grasso che considera l’intervento «l’ennesima occasione sprecata». E la ragione della bocciatura sta nella previsione del primo comma dell’articolo 416-ter, secondo il quale chi accetta voti deve essere consapevole che chi li offre è un mafioso.

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