Civile

Alle collecting i soldi degli artisti «apolidi»

Andranno alle collecting i proventi da diritto d’autore e diritti connessi spettanti agli artisti «apolidi». Lo prevede la bozza del nuovo regolamento sulle collecting di Agcom, un testo sul quale è in corso una consultazione pubblica di 60 giorni

di Francesco Prisco

Andranno alle collecting i proventi da diritto d’autore e diritti connessi spettanti agli artisti “apolidi”. Lo prevede la bozza del nuovo Regolamento sulle collecting di Agcom (Delibera n. 44/23/Cons), un testo sul quale è in corso una consultazione pubblica di 60 giorni che dovrebbe cambiare radicalmente le consuetudini nei rapporti tra chi produce opere d'ingegno e chi ne fruisce. Ma andiamo con ordine.

Apolide, nell’accezione delle Nazioni Unite, è un individuo senza patria e senza bandiera, di fatto un “invisibile”. Quando parliamo di diritto d’autore, apolide è invece l’artista italiano o straniero non iscritto a nessuna collecting, le società che si occupano di recuperare le royalties dagli utilizzatori (pubblici esercizi o network televisivi e radiofonici) per girarli agli aventi diritto. Potrebbe trattarsi di un attore oppure di un musicista che neanche è a conoscenza di aver maturato diritti connessi per aver recitato o suonato in una determinata opera. Fino al 2021 le royalties spettanti agli “invisibili” del diritto d’autore restavano in capo agli utilizzatori. Il senso del discorso, sul piano giuridico, era: se gli apolidi non sono interessati a farsi pagare, che senso ha inseguire per conto loro il debitore?

L’impostazione è cambiata con il recepimento da parte dell’Italia della Direttiva Copyright (Dlgs. 177/2021), secondo la quale quei soldi appartengono agli artisti ed è giusto che siano a loro in qualche modo ricondotti. Stando alla legislazione vigente, le tre collecting maggiormente rappresentative potranno così raccogliere i compensi anche per gli apolidi, in proporzione alla rappresentatività di ciascuna di essa. Tempi e modi dovranno essere normati da Agcom che, con un anno di ritardo, nei giorni scorsi ha pubblicato la bozza di regolamento da sottoporre a consultazione pubblica. Stando alla bozza, sarà Agcom a fissare ogni anno la percentuale degli apolidi. Non si è ancora capito secondo quali criteri però, anche perché nessuno sa di preciso quanti questi apolidi siano tra Italia ed estero, né Agcom ha creato un database con tutti gli autori e artisti rientranti in questa categoria.

Si può parlare solo di stime: secondo Nuovo Imaie, la più importante collecting degli artisti per i diritti connessi, fatto 100 il business di settore, il valore degli apolidi italiani dovrebbe per esempio attestarsi tra il 6 e il 7 per cento. Se poi parliamo di stranieri, il conteggio diventa ancora più difficile perché ci si scontra con legislazioni molto diverse tra loro e non sempre gli stranieri hanno diritto al compenso in Italia. Finora Agcom non ha posto alcun obbligo a carico delle collecting di cercare gli apolidi. Dovranno essere questi ultimi, se vogliono i loro compensi, a contattare le tre collecting tramite pec o raccomandata e farsi dare le somme di spettanza pro quota. Il tutto entro tre anni, pena la perdita del diritto ai propri compensi. Insomma: una corsa a ostacoli burocratica che potrebbe incoraggiare gli apolidi a fare l’unica cosa sensata, quando si prende parte alla creazione di un’opera dell’ingegno: iscriversi a una collecting.

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